Negli ultimi mesi sta emergendo crescente attenzione verso una nuova superficie di rischio nei sistemi assistiti da AI: il cursor profiling, definito da alcuni esperti come il “layer mancante” nella sicurezza delle interfacce intelligenti. Il dibattito nasce dall’analisi di Ryan Perry, che evidenzia come i movimenti del cursore possano diventare una fonte informativa sensibile per modelli avanzati, capaci di dedurre intenzioni, tempi cognitivi e potenzialmente perfino segnali biometrici. Per completare la prospettiva, è utile osservare una valutazione indipendente sulle piattaforme di coding assistito, come Cursor IDE, che mette in luce vulnerabilità operative e di controllo sugli agenti AI integrati nell’ambiente di sviluppo.

Cursor profiling: cosa segnala Perry

Il concetto di cursor profiling riguarda la capacità di un sistema AI di analizzare micro-movimenti del cursore – direzione, velocità, pause, correzioni – e trasformarli in segnali comportamentali. Secondo Perry, se un agente è in grado di osservare l'interazione in tempo reale, può inferire non solo preferenze dell’utente, ma anche pattern cognitivi e decision making, creando un canale di informazione non controllato.

Questa logica fa emergere il tema del layer mancante: non si tratta di una vulnerabilità tecnica classica, bensì di una falla comportamentale. Le superfici difensive tradizionali considerano dati testuali, comandi e file system; molto meno attenzione è dedicata ai movimenti fisici che accompagnano l'interazione software.

Cursor IDE e sicurezza degli agenti AI

Un’analisi pubblica di Backslash Security su Cursor IDE evidenzia che, pur essendo dotato di meccanismi di autorizzazione, whitelist e controlli sui file, il sistema può esporre comandi potenzialmente critici come esecuzioni shell, modifica file o trasferimento dati. Lo studio sottolinea che alcune protezioni, come l’external file protection, risultano aggirabili in scenari reali, suggerendo che l’approvazione utente non sia sempre un argine sufficiente.

In questo contesto, l’introduzione di un ulteriore vettore osservativo – il cursor profiling – amplifica la superficie d’attacco: se gli agenti possono non solo agire sull’ambiente, ma anche monitorare il comportamento motorio dell’utente, nascono rischi emergenti non coperti dai modelli di threat tradizionali.

Perché il cursor profiling aumenta il rischio

Un agente AI che osserva il cursore può trasformare ogni micro-movimento in informazione: tempi di reazione, esitazioni, cambi di direzione e ritmo diventano segnali semantici. In ambienti condivisi o collaborativi, questi pattern potrebbero rivelare competenze, strategie operative, stress decisionale o altri elementi sensibili.

Inoltre, l’analisi comportamentale basata sul movimento introduce un canale di fuga informativa non criptato, diverso dai classici canali dati. La sicurezza non è più solo la protezione del testo, dei comandi o della memoria, ma anche la protezione del gesto digitale, storicamente ignorato perché considerato innocuo.