L'annosa questione delle bollette a 28 giorni sembra non avere fine, ma questo se lo aspettavano tutti. Sembra quasi che il mondo della telefonia sia diventato una sorta di far west senza regole, dove gli unici ad avere la pistola però sono le compagnie telefoniche. Da una parte il garante delle telecomunicazioni sanziona i gestori e ci rende noto come chiedere e ottenere i rimborsi, e dall'altra il Governo si vede costretto ad emanare una legge per bloccare le tariffe a 4 settimane. In mezzo ci sono gli utenti, che stanno per ricevere l'ennesima brutta notizia.

Fatta la legge trovato l'inganno?

E' proprio così. Era quanto mai impensabile che gli operatori telefonici rinunciassero ad una fetta di torta tanto ghiotta. La legge 172 del 4 dicembre 2017 ha posto di fatto fine alle bollette a 28 giorni, rendendole illecite. Gli operatori di telefonia fissa e paytv si sono adeguati? Nemmeno per sogno. Intanto attendono il mese di febbraio, data nella quale il TAR si pronuncerà sul ricorso da loro stessi presentato. In secondo luogo annunciano che, anche se il TAR darà loro torto, aumenteranno le tariffe, guarda caso proprio dello stesso importo che si sono visti 'sottrarre' con al perdita delle bollette 'furbe': l'8,6%.

In arrivo le lettere: oltre il danno anche la beffa

Stanno pervenendo agli abbonati Tim delle lettere con questo oggetto: comunicazione importante, modifica delle condizioni del contratto. Eccola lì la frase tanto attesa e altrettanto odiata. Il vero problema non è tanto il fatto che gli operatori vogliano guadagnare, in fondo esistono per questo.

Il punto è che la modifica unilaterale del contratto, cioè la possibilità che il proprio gestore modifichi quando e come voglia le condizioni che abbiamo sottoscritto, continuerà a consentire questa confusione che va a scapito solo dell'utente finale. Cosa significa modifica unilaterale del contratto? Ebbene, la chiave è proprio in quella parola: unilaterale. Significa che la Tim, in questo caso, può aumentare i prezzi, diminuire i giorni dei mesi, senza dover contrattare questa nuova condizione con il suo abbonato. Per ora solo gli utenti business stanno ricevendo la comunicazione che li avvisa che dal 1 gennaio 2018 la Tim ritorna alla fatturazione mensile in anticipo rispetto ai termini di attuazione della legge. Il riferimento è proprio alla nuova legge che obbliga i gestori ad adempiere entro il 4 aprile. Ci sarebbe subito da dire che semmai i gestori sono in netto ritardo sui tempi, visto che avrebbero dovuto adeguarsi già dal 23 giugno 2017.

Torna l'anno di 12 mesi ma i canoni aumentano dell'8,6%

Ecco la novità. La Tim torna all'anno reale. Tuttavia, si legge nella lettera, 'questa variazione non comporterà alcuna variazione della sua spesa complessiva annuale'. Con la specifica però che i canoni mensili saranno più alti. C'è qualcosa, se la matematica non è un'opinione, che non torna. Prima la Tim diminuisce i mesi, quindi fa sì che in un anno ce ne siano 13. 13 mesi fanno ovviamente un fatturato annuo più elevato. Poi, come fosse una cortesia, la Tim torna ai 12 mesi, ma il fatturato annuo rimane lo stesso. Così dividendolo per 12 è maggiore di quanto era prima. In sostanza, se prima pagavate un tot al mese per 12 mesi, adesso, senza che sia cambiato nulla se non il giochino dei 13 mesi, pagate di più.

Cui prodest?

In fondo la domanda è questa. I gestori telefonici, a dispetto delle campagne milionarie che sbandierano in televisione, continuano a dimenticare il fattore chiave che permette loro di sopravvivere. L'abbonato. Se non ci fosse nessuno che li sceglie, i gestori non esisterebbero. In un mercato sempre più libero, determinate scelte come quelle di modificare a scapito degli utenti i contratti o imporre un modem a pagamento quando l'Europa lo vieta, continuano a rimanere incomprensibili. Se vuoi rimanere aggiornato sulle novità che riguardano le Bollette e i tuoi diritti, iscriviti al canale. E se ti è piaciuto l'articolo vota con le stelle e lascia un commento. Ci aiuterai a far sentire sempre di più la nostra voce.