L’emergenza umanitaria in Siria sta raggiungendo ormai livelli critici. Le famiglie dei rifugiati che hanno trovato ricovero in Giordania, Libano e Iraq non dispongono nemmeno dei beni essenziali per affrontare la rigidità della stagione invernale. Sono in migliaia i bambini che rischiano, a queste condizioni, di ammalarsi gravemente.
A descrivere la situazione in atto in termini di assoluta gravità, che tuttavia corrisponde alla realtà dei fatti, è l’associazione Save The Children, presente nei tre paesi sopra segnalati per fornire assistenza morale e materiale ai rifugiati.
STC ha già provveduto alla distribuzione di vestiario e kit di pronto soccorso per aiutare bambini e neonati a restare in vita. L’associazione conta a breve, grazie alle donazioni di attivisti e volenterosi, di distribuire voucher per gasolio e riscaldamento, di dotare i campi rifugiati di attrezzature per affrontare l’inverno rigido (in particolare docce con acqua calda). Al 28 novembre 2012 l’associazione ha già prestato assistenza a 80.243 bambini.
A quanto pare la situazione più grave è quella che si registra in Libano, dove non esistono allo stato attuale campi ufficiali per i rifugiati, a fronte dell’ingresso sul territorio libanese di oltre 133.000 profughi. STC si propone in Libano di fornire assistenza a 58.000 rifugiati, contribuendo alla sistemazione razionale dei campi e dotandoli dei beni necessari a svernare: stufe, vestiario, carburante.
In Iraq i rifugiati siriani sono oltre 60.000, la maggioranza dei quali è concentrata nei campi del Kurdistan e nella zona desertica di Al Qaerm. Qui il problema principale è quello costituito del drenaggio dell’acqua: le tende in occasione delle piogge si allagano e l’umidità che ne consegue è un fattore di rischio per la salute di chi vi trova ricovero.
L’obiettivo prefissato è quello di fornire aiuto a 15.000 bambini e alle loro rispettive famiglie.
In Giordania i rifugiati sono circa 200.000, la metà dei quali bambini: di questi una buona parte ha trovato appoggio e ricovero presso le famiglie giordane, mentre 30.000 circa si trovano nei campi rifugiati. Sul territorio giordano l’associazione ha già prestato assistenza ad oltre 50.000 rifugiati, ma la scarsità di fondi mette a rischio il prosieguo delle attività umanitarie.