Non più 'una faccia una razza', ma un selfie una razza. Ci scopriamo appartenenti alla stessa razza umana grazie all'autoritratto digitale: mania che ci fa uguali, diffusa su scala mondiale. Che sia con la bocca atteggiata in modalità 'duck-face' o faccia da papera che dir si voglia, con le labbra che pare stiano eternamente accennando un bacio o alludendo a straordinarie doti seduttive, eccetto rischio paresi,;o con occhiali da sole per avere o credere d'avere più carisma e sintomatico mistero come in una nota canzone di Franco Battiato, il selfie cioè l'autoscatto da pubblicare sui social tutti i giorni, più volte al giorno, è fissazione collettiva che accomuna persone di tutte le età, esperienze, sesso, cultura.
Se il 'movente' è lo stesso, il narcisismo, al punto che negli Usa si è cominciato a parlare di Selfie Syndrome per indicare l'attività eccessiva di pubblicazione di immagini per ottenere più 'like'possibili, i selfie e di conseguenza i 'selfisti', se possiamo definire così un tipo di umanità che ha preso il sopravvento nella nostra epoca, non sono mica tutti uguali. Uno studio pubblicato sulla rivista di comunicazione statunitense Visual Communication Quarterly, ci chiarisce le idee sui selfie-taker. Lo studio ha catalogato tre tipologie in base a una serie di interviste.
Un'unica mania suddivisa in tre sottotipi
Ce ne sono di tre tipi di fissati con i selfie: comunicatori, autobiografi e promotori di se stessi.
I comunicatori utilizzano gli autoritratti digitali a favore di nobili cause, coinvolgendo familiari, amici, conoscenti, o un pubblico allargato nella ricezione di un problema, una campagna informativa o un impegno civico. Un esempio in tal senso è quello del'attrice Anne Hathaway che ha pubblicato uno scatto su Instagram accompagnato dalla scritta 'ho votato' per incitare gli americani a votare alle presidenziali.
Agli 'autobiografi' invece sta a cuore registrare un evento della loro vita sempre e comunque conservare ricordi importanti ma senza cercare un feedback, come se lo spazio delle loro bacheche fosse il diario segreto d'altri tempi, peccato che non lo sia, anzi è l'esatto contrario, ma loro proprio non ci badano!
Infine ci sono i promotori di se stessi, sempre e solo protesi a farsi pubblicità, istante per istante, alla ricerca ossesiva di like a singhiozzo, felici di poter contare su una platea virtuale di seguaci cui dare in pasto immagini sempre nuove e far sciroppare tutte le proprie pose. In tal senso è stata indicata come portavoce d questo gruppo la popstar Taylor Swift, proclamata regina di Instagram 2015. E voi di che selfie siete?