Se Luca Rinaldi, Sovrintendente ai Beni Architettonici di Torino, voleva dare visibilità alla sua funzione, sicuramente c'è riuscito. Lo spunto glielo ha fornito la mostra "I mondi di Primo Levi. Una strenua chiarezza", organizzata in concomitanza con Il giorno della Memoria che celebra, quest'anno, il settantesimo anniversario della liberazione dai campi di sterminio nazisti. La mostra su Primo Levi, partigiano e scrittore, testimone diretto della tragedia dei campi di sterminio, raccontata in "Se questo è un uomo", è stata allestita dal Comune di Torino all'interno di Palazzo Madama, nella centralissima Piazza Castello, all'esterno del quale è stato collocato un vagone simile a quello con cui lo stesso Primo Levi è stato deportato ad Auschwitz.

Un'iniziativa con la quale il Comune intende celebrare il Giorno della Memoria omaggiando uno dei suoi figli più importanti, ma che non è piaciuta al Sovrintendente Rinaldi che, dopo aver concesso l'autorizzazione alla sosta del vagone in Piazza Castello per soli quindici giorni (la mostra si protrae fino al 6 aprile), ha ritenuto opportuno commentare l'installazione come una "pagliacciata".

Secondo il Sovrintendente, infatti, il vagone, simbolo della Shoah, sistemato davanti Palazzo Madama è un "baraccone" che "interferisce con l'asse prospettico della città storica", oltre che ostacolare la visione della facciata juvarriana di Palazzo Madama.

Il Giorno della Memoria: Sindaco e Ministro contro il Sovrintendente

La prima reazione è venuta dal sindaco, Piero Fassino, che ha invitato Rinaldi a ritornare sui suoi passi: "quello che il dottor Rinaldi definisce 'baraccone' è il simbolo di quei treni piombati che hanno portato a morire 6 milioni di persone e serve a ricordare quel terribile sterminio", anche in concomitanza del Giorno della Memoria.

A dare man forte a Fassino si è aggiunto il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, che ha voluto ricordare al Sovrintendente che "il valore simbolico del vagone a memoria della deportazione nei lager nazisti è superiore mille volte a qualsiasi valutazione burocratica".

Reazioni praticamente unanimi in tutta la città, dalle dichiarazioni alle telefonate, fino ai social media dove, tra gli innumerevoli post indignati, si segnala quello del radicale Silvio Viale, che ha twittato "Anche #Auschwitz interferisce con senso prospettico del '900".