La brutta vicenda televisiva che in questi ultimi giorni ha tenuto banco, e che ha dato il via ad una guerra mediatica tra Striscia la notizia e MasterChef non è destinata ad attenuarsi, almeno non a breve. Facciamo un passo indietro e facciamo luce su una vicenda, tutta televisiva, che non tende a placarsi. Non si fermano le polemiche dopo il servizio in cui Max Laudadio, a due giorni dalla finale di Masterchef, ha svelato il nome del vincitore, Stefano Callagari, e della classifica dei tre finalisti, rovinando la sorpresa ai tanti telespettatori.

Risultato? Sul web si è scatenata una guerra a colpi di hashtag contro Striscia la notizia. I telespettatori non hanno perdonato al tg satirico di aver spoilerato una finale, svelando il vincitore a poche ore dalla finale della quarta edizione di MasterChef.

I dubbi di Striscia la notizia

Oltre ad aver spoilerato, il programma di Antonio Ricci ha anche messo in dubbio il rispetto del regolamento sostenendo, mediante filmati e testimonianze, che la partecipazione di Nicolò non sarebbe stata corretta. MasterChef si è difeso mediante comunicato e i giudici, sostenuti dai milioni di fan sui social, hanno criticato il modo di operare di Striscia la Notizia. La scelta di anticipare il nome di Stefano Callegaro, e di attaccare i concorrenti, è probabile che spingerà Sky e Magnolia a procedere per vie legali.



Minacce a Max Laudadio

Se da una parte la messa in onda del servizio di Striscia ha enormemente favorito la finale di MasterChef, che mai aveva registrato ascolti così alti, un vero record rispetto alla precedenti edizioni, dall'altra i sostenitori si sono forse spinti oltre, attaccando Max Laudadio sempre attraverso i social, con intimidazioni rivolte anche alla sua famiglia.

Il patron di Striscia ha disapprovato questo comportamento. Oggi i social network hanno un potere enorme, e il tam tam mediatico è inarrestabile, però in qualunque modo, è preferibile non andare oltre, e circoscrivere gli eventi. Se ci sono stati degli errori se ne discuterà nei tribunali o nelle sedi appropriate, e i social non sono per nulla le sedi adatte.