Archiviare "First Man" come un classico biopic in odore di Oscar sarebbe riduttivo. Il regista Damien Chazelle, recente vincitore della celebre statuetta per "La La Land" si avventura nell'animo dilaniato di Neil Armstrong, il primo uomo a calcare il suolo lunare, costringendo lo spettatore a condividerne lo stato parossistico per più di due ore, in un viaggio angoscioso ed angosciante, a tratti lancinante, indugiando su claustrofobici primi piani, in un crescendo shakespeariano dove la tragedia familiare consumatasi nella vita del protagonista, trasforma l'evento più arduo ed ambizioso dell'esistenza umana in un normale incidente di percorso.
Un tributo all'uomo e non alla Storia
L'opera di Chazelle strizza l'occhio a Stanley Kubrick, trasfigurando il simbolismo monolitico di "2001: Odissea nello spazio" nella maschera facciale del canadese Ryan Gosling, interprete di Armstrong, solcata solo dalla costante ed invisibile ruga della tragedia vissuta, impenetrabile anche alla moglie Janet, l'attrice inglese Claire Foy, nota soprattutto per il ruolo della Regina Elisabetta II in "The Crown", nella sua petulante ricerca di restituire il marito alla sfera emozionale. Emozioni perdute scandite dalla colonna sonora di Justin Hurwitz, struggente geremiade che accompagna la pellicola fino alla silenziosa testimonianza della violenza dell'ambizione umana sul corpo immacolato di Selene ed eleva Armstrong agli altari della Storia.
Ed è nella solitudine dello spettrale corpo appena violato che l'astronauta-uomo-carnefice cerca il perdono, affidando alle sue braccia l'ultimo ricordo della sua disperazione. Un perdono che, parallelamente, il regista Chazelle ricerca, colpevole di aver violato l'animo dell'uomo Neil Armstrong, concedendosi l'assoluzione attraverso le immagini e le voci dei reali protagonisti, tributo alla Storia, che segnano l'epilogo del suo capolavoro.
Chazelle affranca lo spettatore dal tono epico che ha accompagnato i precedenti tentativi di raccontare le vicende che, complice la sfibrante ed atipica "Guerra Fredda", portarono l'uomo a sfidare il cosmo. Un'opera che non si concede a contaminazioni di natura commerciale e alla retorica degli stereotipati lungometraggi di natura spaziale. "First Man" è il racconto della vita di un uomo normale che solo il destino ha decretato che diventasse "Eroe".