Carlo Conti, al Basement, il format condotto da Gianluca Gazzoli, ha ripercorso i suoi esordi, ricordando il coraggio di lasciare un posto fisso in banca per inseguire il sogno della radio. “Mi licenziai un giorno andando al lavoro. Dissi: basta. Era la mia passione, dovevo crederci”. Da quel momento, la gavetta, tra discoteche e radio private, è stata la palestra che gli ha permesso di costruire una carriera solida e longeva.
“Quando ho iniziato, trasmettevo in una piccola radio locale, la domenica pomeriggio, gratis”, ha ricordato Conti. “Parlavo da solo, probabilmente non mi ascoltava nessuno, ma ero felice.
Per me era il massimo. La passione era tutto”. Un entusiasmo che lo ha spinto a lasciare la sicurezza di un posto fisso: “Andai dal direttore e gli dissi che mi licenziavo. Il problema più grande, però, fu dirlo a mia madre. Per lei quel lavoro era una garanzia, ma mi diede la sua benedizione dicendomi: ‘Se non ci credi tu a questa cosa delle radio e della musica, chi ci deve credere?’”.
L’ascesa e la filosofia di vita
Conti ha spiegato come nel suo approcciarsi alla vita abbia sempre favorito la tranquillità e la perseveranza: “Non ho mai fatto questo lavoro per raggiungere un obiettivo specifico. Se non hai aspettative, vivi tutto con più gusto. È stato un crescendo, passo dopo passo, senza ansie”.
Questo atteggiamento gli ha permesso di affrontare con filosofia anche i momenti di difficoltà, come quando è stato escluso da qualcosa: “Non mi sono mai pianto addosso. Ho sempre pensato che prima o poi un’altra occasione sarebbe arrivata. E alla fine, quello che mi aveva ‘soffiato’ il posto non c’è più, mentre io sono ancora qui”.
Conti ha anche riflettuto su quanto sia cambiato il mondo dello spettacolo rispetto ai suoi inizi. “Oggi c’è una tendenza a voler arrivare subito al successo, saltando le tappe della gavetta. Ma è proprio la gavetta a formarti, a darti la forza di resistere e di capire il valore della tua passione”.
Il legame con Sanremo e il ritorno sul palco
Uno dei momenti più intensi dell’intervista è stato dedicato al ritorno di Conti a Sanremo come direttore artistico. “All’inizio avevo detto no, non sentivo la necessità di tornare, ma poi ho capito che era una richiesta corale: dalla Rai, dai discografici, dal pubblico”. Conti ha parlato delle difficoltà nel selezionare i brani, un compito che considera cruciale: “Il primo ascolto lo faccio distrattamente, a basso volume, magari dal telefono. Deve catturarmi così, senza troppi filtri. È l’unico modo per capire se può davvero funzionare”.
La responsabilità di scegliere le canzoni non lo spaventa, anche se comporta momenti di difficoltà: “A volte mi svegliavo di notte con un ritornello in testa e pensavo: ‘Ma come ho fatto a escluderla?’.
È un lavoro che ti assorbe completamente, ma è anche il bello di Sanremo”.
La famiglia, il vero centro della sua vita
Nonostante una carriera brillante, Carlo Conti ha sottolineato quanto la famiglia sia il fulcro della sua esistenza. Diventato papà in età matura, ha deciso di mettere al primo posto il figlio Matteo: “Quando mio figlio ha compiuto 5 anni, ho lasciato Roma e l’Eredità per dedicarmi di più a lui. Ho scelto di farlo crescere a Firenze, dove potevo essere più presente nella sua vita.”
Conti ha raccontato un aneddoto legato proprio a Sanremo e al figlio: “I primi tre Festival che ho fatto, Matteo era piccolo e non capiva bene cosa significasse. Ora che ha 11 anni, ho pensato che fosse giusto lasciargli un ricordo più consapevole.
Però mi ha detto: ‘Vengo a Sanremo, ma non presentarmi nessuno!’”.
Gli amici di sempre e la stima reciproca
L’intervista non poteva non toccare i rapporti con gli amici storici, Leonardo Pieraccioni e Giorgio Panariello. “Ci conosciamo da sempre, siamo fratelli. Le nostre carriere si sono rincorse, ma c’è sempre stata una grande stima reciproca”. Conti ha ricordato con ironia gli esordi condivisi: “Eravamo giovani, senza soldi, e ci alternavamo a seconda del budget. Se Giorgio trovava i soldi per la benzina, veniva a Firenze per lo spettacolo, altrimenti facevamo senza di lui. Era una gavetta vera, che però ci ha insegnato tutto”.
La lezione della gavetta e il valore della semplicità
Il segreto del successo di Carlo Conti sembra essere tutto nella sua capacità di restare fedele alle origini.
“Non mi prendo mai troppo sul serio, l’ironia toscana mi ha sempre aiutato a sdrammatizzare. Noi scherziamo su tutto, persino sulla morte. È il nostro modo di esorcizzarla”. La sua autenticità emerge anche nel racconto degli incontri inaspettati della vita: “Quando da giovane andavo a Sanremo per cercare interviste, non avrei mai immaginato che un giorno avrei presentato il Festival. È il bello della vita: ti sorprende quando meno te lo aspetti”.