Da italiani forse la sua presenza ci rincuora: la Bulgaria è più corrotta, più inefficiente e più ignorante di noi. Secondo autorevoli studi dell'Ocse e della Ue, i bulgari sono gli ultimi della classe. Tuttavia, il Paese erede della cultura dei traci detiene un patrimonio culturale, enologico e gastronomico molto interessante. La sua capitale, Sofia, benché priva di un centro monumentale comparabile ad altre importanti città, merita fortemente una visita per molteplici ragioni, vediamo quali.

La Bulgaria, un'eredità culturale eterogenea: dai Traci a Costantinopoli, dalla Sublime Porta ai Bulgari

L'Est Europa è realmente affascinante: benché meno valorizzato ed apprezzato rispetto alla sua parte occidentale, è il luogo perfetto per chi ama scoprire la sincresia di culture diverse che nei secoli hanno formato un'identità comune. Forse, sotto questa narrazione, i Balcani ne rappresentano il parossismo. Purtroppo, è evidente che l'aggettivo balcanico o bulgaro evoca scenari spesso intrisi di violenza, di oscurità e di autoritarismi. Repubbliche socialiste popolari e una vergognosa guerra negli anni novanta hanno di certo stabilizzato questo giudizio poco generoso, ma se si oltrepassa questa cortina di fumo si possono scoprire delle terre straordinarie.

Passeggiando per le vie di Sofia l'immaginazione viaggia più veloce del tempo: lungo il bulvard (si scrive così in Bulgaria) Tsar Osvoboditel, sembra di essere alla Kartner Strasse di Vienna, seduti nel mercato coperto Tsentralni Hali gli odori delle carni e i rumori della società fanno pensare a Zeleni di Belgrado, Sveta Petka, chiesetta ortodossa quanto il suo nome, se conservasse ancora icone e mosaici sarebbe perfettamente la sorella minore di San Salvatore in Chora di Istanbul.

Noi italiani abbiamo anche una piazza dedicata ad un nostro eroe nazionale: Giuseppe Garibaldi, la cui imponente statua che da il nome ad una piacevole piazzetta è stata inaugurata dal Cavaliere di Arcore, come molte guide turistiche e molti bulgari vogliono ricordare. Il museo Archeologico della Bulgaria occupa un edificio carico di storia e simbolismi: la grande Moschea Büyük Camii, eretta nel XIV secolo dagli ottomani.

All'interno, le maschere mortuarie d'oro dei re Traci catapultano l'attento osservatore sia a Micene sia ad Atene e rendono l'associazione con il famoso volto di Agamennone quasi scontata. La piazzetta adiacente è un crocevia di storia: da una parte il califfato turco, dall'altra quello sovietico: svetta su tutto il centro cittadino la torre da cui per 40 anni ha sventolato la bandiera del socialismo reale, l'imponente e minacciosa sede del Partito Comunista Bulgaro. L'impronta della Mosca del Politburo è pesante e soffocante, e, giudizi storico-politici a parte, è comunque una parte dell'umanità che va almeno conosciuta. Tra oriente ed occidente, la Bulgaria è nel mezzo.

Ultima per molte cose, tra le prime per la qualità del vino e del cibo

Sì, la Bulgaria avrà le sue serie problematiche, ma per il vino assolutamente no.

Oltre a vitigni di importazione, specie francese, tra cui il Merlot, il Cabernet Franc e il cugino Sauvignon, questa terra è ricca di uve autoctone: il Shiroka Melnishka, prodotto nei mondi Rodopi e specialmente nei vigneti della cittadina Melnik, il bianco e aromatico Dyimat e il Mavrud, rosso strutturato e corposo più che degno del Barolo. D'altra parte non c'è da stupirsi, proprio qui gli storici e gli archeologi concordano sull'alba dei culti dionisiaci, che i greci hanno diffuso poi in tutto il mediterraneo. Sofia, inoltre, è una capitale vecchissima ma giovane che si vuole aprire a occidente: ristoranti degni di stelle Michelin come quello gestito dallo Chef Petrov propongono piatti della tradizione combinati con gusti italiani, spagnoli e francesi.

Infine, una piccola nota personale. La Bulgaria, come popolo e come Nazione, a noi italiani fa pensare: indipendente da poco, con corruzione e con una grande cultura. Una storia già sentita, no?