Cosa ci fa la Shell, corporation dell'industria petrolifera, in Artico? Cerca il petrolio ovviamente. E perché Greenpeace sta raccogliendo firme per fermare le trivelle? Per preservare il territorio, naturalmente. Tuttavia, al di là delle opinioni personali su quanto sia giusto difendere il pianeta martoriato da escavatrici e pozzi nonché da disastri ambientali sempre più frequenti nel nome del petrolio, le perforazioni approvate dal presidente Obama continuano a presentare problemi.In Italia fa clamore la sentenza di colpevolezza di una società, la Pirelli, per le morti causate dall'amianto.
Che dire dei continui disastri ambientali causati dalle perdite di petrolio?
La battaglia contro le trivelle, Greenpeace e Oceana chiedono lo stop
Arriva dall'Ansa di questi giorni un importante aggiornamento. A maggio, scrive "Il Fatto Quotidiano" Obama autorizzò le trivellazioni in Artico. La sorpresa fu tanta, scriveva Maria Rita D'Orsogna, fisico, docente universitario ed attivista ambientale, perché solo pochi mesi prima Obama "aveva vietato le trivelle sia nell'Arctic National Wildlife Refuge che nel Beaufort e Chukchi Sea d'Alaska per un totale di quasi nove milioni di ettari, ed in principio per rispetto dell'Ambiente". Fatto sta che l'autorizzazione è arrivata. Così come sono arrivati i problemi tecnici.
In particolare le associazioni a tutela dell'ambiente Greenpeace e Oceana, contestano che il guasto alla rompighiaccio Fennica, danneggiata da una falla allo scafo, faccia si che "gli oceani sono ancora più a rischio".
Anche i vip scendono in campo, da Clooney ad Ozzy Osborne
In principio fu la stilista Vivienne Westwood, assieme a Greenpeace, a lanciare una campagna a favore della raccolta firme contro le trivelle in Artico.
A loro si sono uniti 60 vip tra cui George Clooney, Kate Moss, Pierce Brosnan, Hugh Grant, Pamela Anderson, Ozzy Osbourne, Naomi Campbell e Sienna Miller. Nella campagna i vip indossano una maglietta con la scritta "Save the Arctic", con l'obiettivo di raccogliere 10 milioni di firme contro le trivellazioni. Oggi assieme a loro ci sono dieci gruppi ambientalisti che hanno scritto al segretario degli interni statunitense, Sally Jewell, affinché neghi alla Shell i permessi definitivi per le trivellazioni.
Nella lettera si legge che "i continui guasti rendono chiaro che la compagnia non ha ancora posto rimedio alle carenze sistemiche divenute evidenti nel 2012, quando si verificò il naufragio della piattaforma Kulluk". In Francia, seppur tra mille polemiche, la ministra dell'ambiente Royal ha preso posizioni forti contro le corporation. Al segretario statunitense adesso la risposta, o a favore del pianeta o a favore degli interessi del petrolio.
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