Chiamato a sostituire Pioli sul finale di stagione 2015-2016, Simone inzaghi, dopo aver dimostrato a tutti il suo talento come allenatore, stava per essere messo alle porte per far posto al più celebre collega Bielsa. Poi l'accordo con quest'ultimo saltò, e il tecnico piacentino venne richiamato sulla panchina biancoceleste in fretta e furia. Altri ne avrebbero subito le conseguenze, sarebbero stati offuscati dalla grande ombra di Bielsa, ma Inzaghi no.

In quella strana estate rimase in disparte senza colpo ferire e tanti giri di parole, offrendo solo la sua disponibilità al patron Lotito.

E se da una parte teneva calme le acque, dall'altra continuava a lavorare in silenzio, tessendo la sua tela come un ragno. Così, quando fu richiamato per guidare la Lazio ad estate inoltrata, già sapeva bene quello che doveva fare.

La Lazio senza segreti

Facciamo un passo indietro, molto indietro. Nel 2000 Simone Inzaghi vince lo scudetto con la Lazio. In quel periodo decide di trapiantarsi a Roma e, pur non giocando per diverso tempo, rimane nella società che gli ha permesso di aggiudicarsi il titolo nazionale come calciatore. Inizia a frequentare il corso da allenatore, rimanendo sempre in disparte. Poi comincia la nuova carriera alla guida delle giovanili prima di approdare alla Primavera, dove mette in mostra tutte le sue doti, ottenendo ottimi risultati.

Nel corso di questi anni studia l'ambiente e costruisce rapporti duraturi con i suoi collaboratori e, grazie anche all'ausilio di costoro, una volta arrivato in prima squadra è in grado di far esordire giovani promesse, pescando a piene mani dal florido vivaio biancoceleste.

Abile mediatore e motivatore

Sempre nell'estate del 2016, dopo essere tornato alla guida della prima squadra, Inzaghi si trova ad affrontare la grana Keità.

Il senegalese vuole andare via, ma non ci sono i presupposti per un trasferimento altrove. I rapporti tra l'attaccante, la società e la squadra si incrinano: un altro allenatore lo avrebbe messo fuori rosa senza colpo ferire. Il tecnico emiliano, invece, conscio di avere bisogno della classe del giovane centravanti, riesce a ricucire un rapporto che sembrava irrimediabilmente compromesso.

Keità gioca per una stagione ad altissimi livelli, diventando un idolo dei tifosi laziali, anche in seguito al bellissimo gol ed alla prestazione che offre in occasione del derby contro la Roma. Durante la stagione 2016/2017, la squadra assomiglia sempre di più al suo allenatore: pragmatica ed umile. Con Inzaghi, giocatori come Immobile trovano la definitiva consacrazione, e la Lazio ottiene risultati inaspettati. Parallelamente il pubblico si riavvicina alla società, mentre in campo la formazione biancoceleste dimostra di avere una duttilità tattica notevole, sebbene improntata al 4-3-3.

Il duro lavoro porta i suoi frutti

Nell'estate del 2017, il tecnico della Lazio si trova ad affrontare l'ennesima situazione difficile: i rapporti tra Keita e il club si sono incrinati definitivamente, con il senegalese che non ne vuole sapere di rimanere a Roma.

Come se non bastasse, Biglia dichiara apertamente di voler andare al Milan, e la campagna acquisti è povera. Nel frattempo si infortuna Felipe Anderson, e il reparto offensivo biancoceleste viene indicato come uno dei più deboli dell'organico.

Alla vigilia della Supercoppa contro la Juventus, la situazione è piuttosto delicata, ma Inzaghi dopo la fine del campionato non è rimasto a guardare e, come al solito, ha studiato a fondo le soluzioni che offrivano i giocatori della sua rosa. Con una decisione inaspettata lascia fuori Keita, reo di minare la tranquillità della squadra, e la Lazio riesce a battere la Juventus, surclassando i bianconeri sul piano caratteriale. Alessandro Murgia, uno dei pupilli dell'allenatore piacentino, firma il goal della vittoria, ma è in questa partita che si inizia a notare un giocatore che sembrava destinato a chiudere con il calcio: lo spagnolo Luis Alberto.

Sulle orme di Alex Ferguson

Nel frattempo, Inzaghi, pur continuando a chiedere rinforzi alla società, lavora duramente con l'organico a disposizione, cambiando ancora modulo. Esplode letteralmente Luis Alberto che trascina la squadra in numerose occasioni, ma il merito non è solo dello spagnolo. Quello costruito dall'ex attaccante, infatti, è un gruppo conscio delle proprie possibilità che lavora sempre e duramente. L'inizio del campionato 2017/2018 è sfavillante.

Il calcio è strano quindi, prima di dare giudizi, si deve aspettare il termine della stagione, però possiamo affermare che Simone Inzaghi ha le carte in regola per ripercorrere le gesta di Alex Ferguson, allenatore del Manchester United per diversi lustri, e forse uno dei più grandi manager di tutti i tempi.