Sta facendo scalpore la vignetta che il noto periodico satirico francese,Charlie Hebdo, ha riservato al Terremoto che ha colpito alcune città dell'Italia centrale come amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. L'illustrazione, nella qualele vittime vengono associate a delle "lasagne", ha causato una netta reazione di condanna da parte dell'opinione pubblica e, trasversalmente, della politica italiana.
Rispetto alla "reazione di impatto" che in molti hanno avuto dinanzi a tale vignetta, c'è da segnalare il "parere controcorrente" dell'autorevole giornalista Enrico Mentana, da un po' di tempo diventato anche star dei social con i suoi pungenti e interessanti post pubblicati sulla sua pagina Facebook.
Mentana: "Charlie Hebdo è questo"
Come riportato sul suo profilo Facebook, e ripreso da varie testate nazionali, Mentana ha scritto che "Charlie Hebdo è questo" e che "quando dicevate Je suis Charlie solidarizzavate con chi ha sempre fatto simili vignette".
Mentana ha anche aggiunto che "le vignette di Maometto facevano alla gran parte degli islamici lo stesso effetto che ha suscitato in tutti noi questa sul terremoto" e, polemizzando con chi auspica addirittura una rottura diplomatica con la Francia, il giornalista ha affermato che basta più "laicamente" affermare che la "vignetta fa schifo", senza intaccare il principio della libertà d'espressione e di satira.
La satira estrema di Charlie Hebdo e il vero messaggio della vignetta
C'è da dire che effettivamente Charlie Hebdo si è sempre contraddistinto per il ricorso ad una satira estremamente provocatoria, aggressiva, che ha fatto della "volontaria" irresponsabilità e della goliardia più dissacrante i suoi motti.
Focalizzandosi sul messaggio sottinteso alla vignetta pubblicata successivamente al terremoto del Centro Italia, c'è da segnalare che essa allude metaforicamente all'impreparazione del nostro Paese nei confronti degli eventi sismici, nonché alla diffusa situazione di "magna magna" (politico o meno) che si viene a creare dopo queste tragedie. Spesso, infatti, accade che ci si dimentichi molto presto delle vittime diventando, di fatto, terreno di determinati interessi politici e/o economici o di corruzione.