Dopo il giuramento di Trump alla Casa Bianca, il primo ministro israeliano l’aveva annunciato: 6000 nuove unità abitative tra Gerusalemme Est e la Cisgiordania. Così il piano è scattato nella mattinata di oggi, 1 febbraio, non senza le proteste da parte degli stessi coloni israeliani, che in quelle terre, appartenenti in origine a delle famiglie palestinesi, avevano aperto un contenzioso legale con il loro stesso governo.

Una vicenda lunga più di vent’anni

I coloni ad Amona si erano insediati verso la metà degli anni novanta, poi nel 2006 la Corte suprema israeliana aveva deciso la loro evacuazione.

Il governo aveva proposto la riallocazione di una quaratina di famiglie, circa 200 persone, in un altro luogo non ancora individuato, ma l’accordo raggiunto è stato preso da questi come una imposizione ed in fondo mai accettato. Martedì le autorità avevano dato 48 ore di tempo alle famiglie per andare via, ma questo ultimatum non è stato accolto. Anzi a difendere l’avamposto sono arrivate altre persone appartenenti a gruppi ebraici oltranzisti, per una protesta pacifica. Dissapori ci sono stati anche all’interno dello stesso Likud, il partito del primo ministro Benjamin Netanyahu: è da interpretare in tal senso la presenza in loco del ministro dell’Agricoltura Uri Ariel.

Una "delicata" azione di forza

Il governo ha dispiegato oltre che l’esercito anche un centinaio di guardie di frontiera per rendere efficace l’azione, dato che le persone si sono barricate dentro le proprie abitazioni. La tensione continua a rimanere alta, tra la rabbia della gente e le urla di quei giovani che non vogliono andare via.

Sembra difficile che la situazione possa risolversi in tempi brevi, poiché un’azione di forza da parte dell’esercito, finalizzato ad entrare dentro le abitazioni e trascinare le persone via con la forza, potrebbe creare imbarazzi.

Trascinati da dentro le abitazioni

In un primo momento la strada che la polizia di frontiera cerca di usare è quella di smontare dall’esterno le case.

Dalle immagini trasmesse via Facebook in diretta da RT France, si vedono da un lato i tentativi dei militari di dialogare con chi è asserragliato dentro, dall’altro lo smontaggio delle abitazioni pezzo per pezzo. In una situazione spettrale, tra cameramen e fotografi che riprendono le scene, mentre qualcuno che si è sentito male e viene portato via con la barella, da lontano urla e cori si intensificano quando la polizia di frontiera decide che bisogna entrare dentro le case e trascinare via le persone. E così fanno. Quattro, cinque poliziotti per ognuno: cercano di immobilizzare gli uomini, badando bene a non usare violenza. Altri cercano di resistere aggrappandosi a qualcosa, mentre l’esercito vigila senza intervenire.

Alcuni giovani si riuniscono dentro un appartamento creando una piccola folla. Si sdraiano per terra e iniziano a cantare in coro, facendo insieme resistenza davanti ai poliziotti che fanno fatica a staccarli gli uni dagli altri.

Nel frattempo scorrono i commenti delle persone che assistono in diretta, per nulla teneri nei confronti di questi giovani, ricordando quei padri e quelle madri palestinesi a cui è stata strappata quella terra...