Continua la battaglia del Partito Radicale per legalizzare la cannabis anche in Italia. Questa volta gli esponenti dello storico partito antiproibizionista hanno aperto a Roma un cannabis club, a sostegno della causa. A differenza di quelli spagnoli all'interno non sarà ceduta la sostanza, però ai tesserati viene fornito un seme di marijuana, "con l'auspicio che presto sia possibile coltivarlo". Una provocazione, un "simbolo di libertà", spiega il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi.
La legge contestata
I radicali ricordano che non contenendo tracce di Thc il possesso di semi di canapa indiana - ma anche regalarli o venderli ad altre persone - non costituisce reato secondo il nostro ordinamento, ma il discorso cambia drasticamente quando i semi vengono coltivati.
In quest'ultimo caso si configura un reato punibile con il carcere da due a sei anni, e una multa che parte dai 5.164 euro e può arrivare ad un massimo di 77.468 euro. Mentre il possesso di modiche quantità di derivati della cannabis configura un illecito amministrativo, la coltivazione sconfina nel penale.
La campagna dei radicali
L'iniziativa del movimento intende smuovere l'opinione pubblica, affinché eserciti pressione sul parlamento, in modo che la discussione sulla cannabis legale - iniziata negli ultimi mesi del 2016 e ben presto arenata - possa ripartire. "A Novembre abbiamo presentato una nostra proposta in senso antiproibizionista: adesso dobbiamo fare in modo che diventi legge dello stato" sostengono i radicali.
La situazione negli Usa dopo la legalizzazione della cannabis in alcuni stati
I radicali evidenziano come negli Stati americani che hanno legalizzato la marijuana il consumo tra i giovani sia diminuito, e sottolineano come il proibizionismo non abbia sortito i risultati sperati. Proibizionismo che - accusano i radicali - "ha arricchito la criminalità organizzata, posto nell'illegalità milioni di cittadini, riempito le galere ed intasato i tribunali, esponendo anche i minori ai rischi derivanti dal contatto con i criminali". A quarant'anni di distanza dall'inizio delle battaglie antiproibizioniste dello storico leader Marco Pannella, i radicali non si sono ancora dati per vinti.