A soli due giorni dall’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il governo israeliano di cui è primo ministro Benyamin Netanyahu sblocca i permessi per la costruzione a gerusalemme Est, in terra formalmente palestinese, di 566 nuove case per i coloni ebrei, dopo che l’iniziativa era stata fermata dall’amministrazione Obama. L’azione è stata ufficialmente annunciata dal capo del Comitato di programmazione edilizia della città e rientra nella strategia politico-militare di Netanyahu nei confronti del popolo palestinese di uno “stato ridotto”, in opposizione alla risoluzione dell’Onu 2334 che sostiene al contrario l’ipotesi di “due territori due stati”.
Un confine per dei vecchi armistizi
Il confine che separa Gerusalemme Est dal resto della città è rappresentato da quella “Linea Verde” che risale agli accordi di armistizio in seguito alla guerra arabo-israeliana del 1948-49 fra Israele e i paesi arabi confinanti quali Siria, Giordania, Libano ed Egitto. Quegli accordi furono sanciti tracciando una linea sulla mappa di colore verde durante le trattative di pace. La medesima linea di confine ereditata dopo la guerra dei sei giorni del 1967, poiché separa i territori occupati: Cisgiordania, Striscia di Gaza, alture del Golan e Sinai, poi restituita all’Egitto.
La nuova politica estera americana
L’iniziativa è naturalmente anche il frutto del programma annunciato dal nuovo inquilino della Casa Bianca, il quale, in campagna elettorale, sottolineava l’inversione di tendenza della politica estera americana nei confronti di Israele rispetto al suo predecessore Barak Obama.
Proprio nell’acceso scontro con Hillary Clinton, era stato annunciato da parte di Trump che la sua prima iniziativa sarebbe stata quella di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv proprio a Gerusalemme, come segnale, alla causa palestinese, che quella città sarebbe stata considerata unicamente israeliana.
Impedire la creazione di uno stato unitario
È insomma la strategia di riannettere dei territori dentro Israele per impedire la creazione di uno stato palestinese unitario. Il primo ministro israeliano Netanyahu ha già annunciato che nella giornata di oggi è prevista una telefonata con Donald Trump per affrontare la questione che diventa centrale, nel contesto dello scenario mediorientale.