Il Disegno di legge sulla Buona Scuola del Governo Renzi così come è stato presentato al Parlamento non va: di certo Renzi si batterà per la salvaguardia dell'impianto originario della riforma, ma il provvedimento dovrà superare il fuoco degli emendamenti presentati dai partiti politici, che hanno già superato il migliaio. Circostanza questa che, insieme allo sciopero unitario proclamato dai sindacati per il prossimo 5 maggio, ha indotto il Premier Renzi a rivedere il Ddl, soprattutto per quanto riguarda il potere accordato ai presidi.

Nelle dichiarazioni riportate dal Corriere della Sera di ieri, 20 aprile 2015, Renzi annuncia l'idea di scrivere una lettera a tutti i docenti della scuola italiana per spiegare la riforma e indurli a boicottare lo sciopero del 5 maggio, considerato "ridicolo" per il fatto che ci si scaglia contro 100 mila nuove assunzioni.

La realtà dei fatti è che le modifiche al disegno di legge ci saranno e lo stesso Renzi ha dato l'ok alla relatrice del provvedimento, Maria Coscia del Partito democratico, di rivedere l'articolato. Leggiamo, quindi, le possibili riforme del disegno di legge.

Riforma scuola, ecco le modifiche al disegno di legge: meno poteri ai dirigenti scolastici

La revisione riguarda i punti fondamentali della riforma, che hanno attirato critiche comuni ai vari schieramenti politici e sindacali. Innanzitutto il piano triennale dell'offerta formativa che non sarà più deciso dal preside, ma verrà proposto dal collegio dei docenti e poi accettato dal consiglio d'istituto. In secondo luogo, il dirigente scolastico non avrà il superpotere di decidere autonomamente a quali docenti spetteranno gli scatti di merito: sarà un nucleo di valutazione esterno a procedere in tal senso.

Ai presidi rimarrà il potere più controverso e più discusso: quello di scegliere i docenti precari da assumere dagli albi regionali. Su questo punto Renzi è irremovibile, ma qualche aggiustamento ci sarà: i presidi dovranno muoversi all'interno di parametri puntuali nella loro scelta. Tra gli emendamenti in esame alla Commissione Cultura c'è quello che imporrebbe, infatti, ai docenti neoassunti di indicare necessariamente l'ordine di preferenza degli albi territoriali, in modo che si possa garantire la corretta funzionalità del meccanismo di scelta del preside. Si eviterà, in tal modo, che più presidi possano chiamare un solo candidato o che un precario presente negli albi non riceva alcuna chiamata diretta.