I docenti tremano al pensiero di quello che la riforma Scuola di Renzi comporterà per loro. Dopo proteste e scioperi di ogni genere, la legge 107/2015 è stata approvata con la forza, obbligando tutti a sottostare a nuove regole che forse poco hanno a che vedere con il concetto di 'Buona Scuola'. Con la riforma nascono gli insegnanti con la valigia (secondo la stima Anief potrebbero essere circa 65mila), quelli che devono essere disposti a trasferirsi dove il computer elettronico decide, senza possibilità di rifiuto (pena la perdita di altre proposte).

Nascono anche gli insegnanti senza stipendio, quelli con nomina giuridica al primo settembre, ma che prenderanno la prima busta paga solo quando entreranno in servizio. Di conseguenza nascono gli insegnanti di serie B, che saranno sempre un gradino sotto a quelli di serie A.

Insegnanti di serie A e di serie B: la riforma della scuola

I docenti di serie A sono i 36mila assunti con la prima fase, quelli che copriranno i posti del turn over e avranno da subito un contratto a tempo indeterminato. Loro usufruiranno delle vecchie regole. La scelta avverrà su base provinciale e terrà conto delle preferenze individuali. Nella serie A rientrano anche i successivi assunti (circa 10mila) che occuperanno i posti scoperti, le vecchie supplenze lunghe.

Tutti gli altri scenderanno nella serie B. Sono coloro che faranno parte dell'organico di potenziamento, assunto su base nazionale. Sono coloro che potrebbero ricevere una proposta per qualsiasi provincia, anche di una regione diversa da quella in cui vivono. Sono quelli che se non accettano il compromesso, si ritrovano fuori dalle graduatorie e di fatto impossibilitati a ricevere altre proposte.

Secondo l'Anief sono i docenti 'ricattati'. E anche se Maria Coscia del Pd afferma che i precari devono essere assunti in base alle esigenze della scuola, è anche vero che così viene creata una disparità non irrilevante. Così come è anche vero che un docente con famiglia difficilmente potrà far le valigie e spostarsi come se niente fosse in un'altra parte del Paese. Ancora una volta, grazie Renzi.