Esodati e settima salvaguardia, opzione donna, quota 41 e precoci, questi i punti focali su cui sta lavorando il Governo per modificare il sistema pensionistico nostrano. Diversi incontri preparatori sono stati già tenuti in questi giorni con il lavoro in sinergia del Ministero del Lavoro e dell’Economia, dell’INPS, delle Commissioni della Camera e della Ragioneria di Stato. Gli interventi previsti prescinderanno dalla Legge di Stabilità perché alcuni punti in lavorazione sono urgenti e quindi vanno approvati subito. Il Ministro Padoan sta trattando con Bruxelles un’ allargamento delle maglie dell’austerità che consenta di provvedere alla riforma delle Pensioni senza l’assillo delle severe norme di bilancio della UE e nello stesso tempo di applicare la diminuzione delle tasse promessa da Renzi.

Opzione donna e salvaguardia esodati subito al via

Tra le azioni urgenti c’è senza ombra di dubbio la cosiddetta “opzione donna” che va approvata immediatamente per consentire alle lavoratrici di poter andare in pensione entro il 31 dicembre 2015. Inserirla nella futura legge di stabilità porterebbe il provvedimento ad essere posticipato all’anno venturo. Le lavoratrici che raggiungono 58 anni di età e 35 di contributi devono poter uscire dal lavoro già entro la fine di quest’anno ed in quest’ottica pare che un accordo sia già stato trovato con appuntamento fissato per il 9 settembre. Per gli esodati sembra in dirittura d’avvio la settima salvaguardia, la possibilità concessa ad altri 26mila lavoratori di accedere alla pensione con le regole antecedenti la riforma Fornero.

Si tratterebbe di allungare di un anno i benefici concessi con la sesta salvaguardia, e portare perciò la decorrenza della pensione dal 6 gennaio 2016 al 6 gennaio 2017.

Precoci e quota 41

Per Damiano, massima attenzione ai lavoratori precoci cui dovrebbe essere concessa la possibilità di uscire dal lavoro anticipatamente. Si valuta la possibilità di concedere la pensione ai lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni, a prescindere dall’età anagrafica di uscita, ma con il solo requisito di aver raggiunto i 41 anni di contributi.

Punto cruciale è che l’assegno pensionistico venga concesso senza alcuna penalizzazione per questi soggetti. Questo provvedimento porterebbe il Governo ad ottenere il doppio risultato di mandare in pensione gente che da troppi anni è nel mondo del lavoro, e permettere ad altri di sostituirli e quindi di dare spazio a nuova occupazione.

Flessibilità in uscita

La discussione più consistente per la riforma delle pensioni, si ha per la flessibilità in uscita, il permettere ai lavoratori di uscire prima con piccole penalità di importo dell’assegno. Per la flessibilità, probabilmente si dovrà attendere la nuova legge di Stabilità da approvare entro la fine dell’anno. Si lavora per permettere ai lavoratori di scegliere quando uscire dal lavoro a partire dai 62 anni con il sistema contributivo e rinunciando al 2% di pensione ogni anno di anticipo. Bisognerà anche correggere il tiro sull’aspettativa di vita per fare in modo da non costringere i lavoratori a continuare a prestare servizio fino ai 70 anni e naturalmente alle aziende di permettere nuove assunzioni con un ricambio generazionale più repentino.