Non sempre i quotidiani nazionali e i media maggiormente diffusi riportano notizie di questo genere. La ragione spesso è il presunto scarso interesse che susciterebbero nell'opinione pubblica.Per trovarle bisogna navigare tra i social e prima o poi ci si imbatte in qualche notizia diffusa da qualche personaggio politico. Dal profilo Facebook di Luigi Gallo del M5S trapela questa notizia, preceduta dall'immagine in calce dal significato immediato, con il protagonista della storia che rimane nel pieno anonimato per paura di ritorsioni. La riforma scolastica Renzi Giannini spacca il fronte dei presidi dividendoli in vittime e carnefici.

Spunta il primo caso di insegnante sottomessa al 'preside sceriffo'.

La lettera dell'insegnante

L'insegnante in questione scrive di essere di ruolo da diversi anni e sin dal primo collegio docenti il preside della sua Scuola ha già fatto capire che aria tirava quest'anno. Luigi Gallo ci racconta, curando di mantenere l'anonimato della docente che ha ricevuto dal dirigente scolastico in questione la minaccia di licenziamento se avesse rivelato alla stampa quanto succede nella sua scuola, comesiano state date da subito disposizioni su quanto andrà fatto quest'anno. Forse perché ringalluzzito dai nuovi poteri che la legge 107 gli attribuisce, il Preside ha fatto sapere che delegherà tutto perché lui è troppo impegnato.

Insensibile alle carenze di attrezzature e di personale di sostegno, in sostanza ha detto di dedicarsi con estrema abnegazione a tutto ciò che occorre per sviluppare la didattica in classe. E intanto nelle piazze italiane i docenti si riuniscono in sciopero per continuare il contrasto alla legge 107 contro lo strapotere dei presidi.

La ritorsione

E pazienza se le classi straborderanno di alunni quando mancherà un insegnante e bisognerà riunirli tutti in un'aula, in barba alla legge sulla sicurezza 626 e alle difficoltà degli alunni disabili. Guai a raccontare anche sui social quanto accaduto in collegio docenti perché il dirigente scolastico in questione, con somma arroganza, minacciava di licenziamento e diffamazione chi avesse osato violare il segreto d'ufficio, ammonendo che il legale se lo sarebbe dovuto pagare col suo magro stipendio mentre invece lui ne ha uno d'ufficio pagato dal Miur.