La riforma scolastica Renzi Giannini è all'insegna dell'autonomia scolastica e con i maggiori poteri conferiti ai dirigenti scolastici andrà meglio. E' questo il leit motiv di tutte le dichiarazioni provenienti dal governo, alle quali risponde il mondo dei dirigenti scolastici dividendosi a metà tra favorevoli e contrari. Le quattro maggiori sigle sindacali, Flc Cgil, Uil, Snals e Cisl Scuola, hanno realizzato due appuntamenti, uno dei quali si è tenuto presso l’ITIS Galilei di Roma lo scorso 15 ottobre, dove si è parlato anche della necessità di eliminare l'insieme di responsabilità improprie che scaturiscono dalla legge 107/2015.
E sempre di poteri ai dirigenti scolastici aumentati con la riforma scolastica di Renzi si parlerà in una due giorni che si terrà a Torino giovedì 22 e venerdì 23 ottobre 2015, dove tra gli altri interverrà anche il ministro Giannini.
Politicizzazione della figura del dirigente scolastico
Molti dirigenti scolastici hanno espresso apprezzamento per una riforma che dal prossimo anno consentirà loro di formare gli organici delle scuole nel modo più razionale possibile e secondo le reali esigenze del territorio. Sul fronte opposto invece sono numerosi i colleghi che in questa riforma intravedono troppe storture che nascono dai maggiori poteri decisionali conferiti ai Presidi. L'opinione espressa dalle sigle sindacali che hanno organizzato questi convegni riassume il timore che sia l'inizio di un incardinamento di una lunga catena di comando che finirà con il sottomettere i dirigenti scolastici ai voleri della politica.
Quella licenziata con legge 107 sembra veramente una riforma scolastica nata nei salotti dell'intellighentia borghese.
La discutibilità dei criteri di valutazione del dirigente scolastico
Dopo il riscontro dei primi disguidi del sistema di valutazione nelle scuole romane di qualche settimana fa, ritorna in discussione l'intero impianto del sistema dell'autonomia scolastica.
Al centro delle critiche è l'intero sistema di valutazione dei presidi fondato, secondo le OO.SS., su criteri quanto meno evanescenti. Essere apprezzati in una comunità professionale o supporre di migliorare la formazione degli studenti e della didattica, non comporta automaticamente un miglioramento per la scuola così come affermato in ambienti in seno al Miur.
Forti perplessità sulle composizioni delle commissioni di valutazione in cui figurerebbero anche esperti esterni all'amministrazione vengono espresse dai dirigenti scolastici poco persuasi di questa novità dell'aumento di poteri che la 107 riconosce loro.