Sviluppo economico

La via del risveglio economico, dopo anni di torpore, è tortuosa e stretta, ma non ci fa paura. La percorreremo con la cautela necessaria fino ad imboccare l'autostrada. Anche se non sono ancora arrivati segnali rassicuranti, le aspettative fanno presagire novità. Si ha l'impressione, nel mondo dell'edilizia, che qualcosa debba succedere. Le banche hanno cambiato atteggiamento e qualche annuncio di assunzioni comincia a comparire sui giornali; le vendite nello stesso settore, anche se di poco, muovono al positivo; timido accenno di aumento nella produzione industriale.

Non è ottimismo, ma realtà. Anche con qualche debituccio sapremo reagire e mettere le cose al loro posto, così come abbiamo fatto altre volte. Diverse volte. Questa volta però dobbiamo fare bene i conti. Non possiamo sbagliare. La politica monetaria europea ci sta aiutando. Dobbiamo rimuovere gli ostacoli che ci hanno nuociuto pesantemente fino a metterci in ginocchio. Il principale ostacolo è la burocrazia. Un macigno. Non è possibile che per fare un buco nel muro, occorrano 10 permessi, a volte in contrasto tra loro. Il tempo necessario, se tutto va bene, un anno per cominciare i lavori, ma non è detto. Non meno pesante è la corruzione che colpisce e demoralizza tutti. Recuperando quella somme, si possono fare gli asili che mancano e prestare assistenza a domicilio agli anziani.

Poi la certezza del diritto: non è possibile che per liberare un appartamento da un inquilino moroso, occorrano come minimo due anni. A questo deve pensare lo stato e non i privati cittadini. E via dicendo.

Rimoduliamo i finanziamenti

Certo non possiamo fare ora, tutto insieme, quello che non è stato fatto negli ultimi trent'anni.

Cominciamo daccapo, liberandoci, per esempio, dai finanziamenti a fondo perduto, a pioggia. Mi spiego meglio. I finanziamenti vanno concessi agli operatori, ad interessi bassissimi, da restituire dal mese successivo a quello dell' erogazione, con lunghe scadenze e garantiti in parte dallo Stato. Si contiene così il costo dell'investimento e si allarga la base dei fruitori.

Leggevo qualche mese fa su un periodico che, un giornale di sole due pagine, ha ricevuto nei recenti ultimi anni la somma di euro quaranta milioni per contributi. Suppongo che i giornali di trenta pagine, in proporzione abbiano incassato di più. Non esprimo giudizi e penso a quei poveracci che si sono tolti la vita e quelli che, per pagare le tasse, hanno venduto la propria abitazione. Guardiamo anche nelle pieghe delle spese delle regioni con i loro finanziamenti a pioggia. Basta solo sedersi a tavolino, a riflettere e fare il punto. Avanti con fiducia per riprendere il cammino. Anche il sindacato, in una veste rinnovata, può e deve darci una mano, insieme al mondo dell'industria, per sollevarci dai nostri problemi.