A Ferrara città d'arte, le cronache segnalano in questi giorni eventi contraddittori: la grande mostra sull'Ariosto al Palazzo dei Diamanti e ombre sulla gestione dei migranti o del post-sisma nel ferrarese ad esempio. L'ancor giovane giornalista Marco Zavagli (collaborazioni anche con Il Fatto Quotidiano e L'Unità) direttore della testata web Estense com, la più lettà in città e certamente una svolta per l'informazione ferrarese, ci offre una rapida importante analisi. Nostra intervista esclusiva per Blasting News.

Il Sogno Ferrara

Ferrara, città d'arte, tra neo-rinascimento possibile e un presente pieno di incognite; in ogni caso il tuo Sogno-Ferrara, come la immagini?

R (Marco Zavagli) C’è una frase, pronunciata credo da Rigoberta Menchù, che mi ha sempre affascinato nella sua schietta simmetria: “sarò patriota quando avrò una patria di cui essere orgogliosa”. Di cosa essere orgogliosi se non ci si riconosce nel valore che ti vorrebbe arruolare? Allo stesso modo posso rispondere che sarò orgoglioso di Ferrara quando non dovrò più scrivere di indagini della procura su malasanità, malapolitica, malagiustizia. E l’elenco con questo prefisso potrebbe continuare. Illuso? in fondo mi hai chiesto del mio “Sogno-Ferrara”. Detto questo, sicuramente questa città non è paragonabile ad altre realtà dove davvero la civiltà stenta a decollare. Ma essere pessimisti aiuta gli ottimisti a perfezionarsi.

Migranti e polemiche

La questione multietnica, molto sentita a Ferrara, oltre al suo costante problema di decollo economico, i bachi ci pare della città. Una tua breve "diagnosi"?

Non annovererei la questione multietnica tra i bachi della città. Riprendo dalla risposta precedente: Ferrara non è una città a rischio. Non voglio minimizzare i problemi di microcriminalità e di percezione della sicurezza delle persone.

Cosa che invece ha fatto colpevolmente l’attuale amministrazione, fino a dover precipitosamente fare marcia indietro. La zona Gad vive da molti anni in un clima di tensione. A volte strumentalizzato da frange politiche, a volte esasperato da singoli che trovano sfogo in becero razzismo, a volte aumentato da chi con la “questione multietnica” ci campa e campa bene.

Credo che per risolvere il problema, perché se tanti ferraresi lo avvertono è un problema, basterebbe accogliere alcune delle proposte che vengono proprio dai residenti: più controlli da parte delle forze dell’ordine e un’attenzione non sporadica da parte delle istituzioni (politiche, ma anche economiche).

Certo, è cronaca di questi giorni, scrivere – e leggere – di dirigenti comunali indagati per affidamenti a cooperative che gestiscono l’accoglienza o di buoni pasto usati come moneta clandestina di scambio non aiuta a colmare il baratro di fiducia che si è aperto da almeno dieci anni tra popolazione e classe dirigente. È eccessivo parlare di baratro? Il nostro sindaco è stato eletto da poco più di 40mila persone, un terzo della popolazione totale (111mila i ferraresi con diritto di voto, 77mila quelli che hanno votato, ossia poco più della metà del 70% dei voti). Dodici anni fa, alle comunali del 2004, si registrò l’affluenza dell’81%.