Di fronte a fenomeni criminosi che coinvolgono i giovani adolescenti è necessario mettere in campo tutte le energie per tutelare e valorizzare la crescita educativa, sociale e psicologica dei minori, creando un efficace sistema di protezione e sostegno rivolto ai soggetti più deboli.

L’evolversi della tecnologia, la maggiore accessibilità alla rete, la facilità di condivisione e comunicazione data dai social network e le difficoltà di una società di continuo mutamento sono alla base della diffusione del fenomeno del bullismo e della sua declinazione informatica.

Non si tratta solo di episodi di violenza fisica, ma anche di violenza psicologica, che trova nel mondo di internet il luogo più fertile per perpetrare queste condotte.

Esistono, infatti, tre motivi essenziali per considerare il cyberbullismo una forma evoluta di bullismo, che può provocare conseguenze ancor più drammatiche ed estremamente negative di fronte ad un'ampia platea. Questi motivi sono sostanzialmente la possibilità di agire con identità false o nascoste, l'anonimato del bullo stesso e l'assenza di barriere spazio-temporali.

Da una recente ricerca effettuata in collaborazione da Skuola.net dall'Osservatorio Nazionale Adolescenza sono emersi dati molto gravi che rappresentano come il 28% dei giovani intervistati di età compresa tra i 14 e i 18 anni dichiarino di essere stati almeno una volta oggetto di atti di bullismo e molti di loro abbiano ammesso di aver pensato più volte al suicidio.

È chiaro che si tratta di un aspetto sociale che deve trovare risposte normative, ma anche sociali, educative e di maggiore inclusione. In questo senso, la scuola e la famiglia costituiscono due punti di riferimento assolutamente fondamentali e devono partecipare in modo attivo alla fase della crescita dei ragazzi.

Legge 71/2017: prevenzione e contrasto al cyberbullismo

Lo scorso 18 giugno è entrata in vigore la legge in materia di cyberbullismo approvata, in via definitiva, il 29 maggio dall'aula del Senato dopo un lungo confronto parlamentare sia in Aula che in Commissione.

La legge introduce, in primo luogo, una precisa definizione del fenomeno del cyberbullismo: "si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo."

Il Governo e il Parlamento hanno optato per approvare una norma di carattere preventivo/educativo, lasciando intatti gli strumenti normativi già esistenti per il contrasto a questi fenomeni sotto al profilo sanzionatorio ed afflittivo.

Si è introdotto un altro strumento di repressione preventiva, la cosiddetta "istanza di blocco o rimozione", che può essere inviata dalla vittima al titolare (o al gestore) del sito o della pagina di social network che abbia posto in essere delle condotte diffamatorie finalizzate a creare isolamento, abuso e vittimizzazione attorno al soggetto bullizzato, per richiedere che sia cancellato uno o più contenuti pubblicati. La misura garantisce un alto grado di efficacia, con la possibilità di richiedere l'intervento del Garante se non viene adempiuta l'eliminazione dello stesso contenuto diffamatorio.

Sarà anche creato un tavolo tecnico interministeriale coordinato dal Miur, con la partecipazione dei vari Garanti (Infanzia, Agcom, dei dati personali) che avrà il compito di adottare piani di integrazione, di predisporre un codice di regolamentazione per la prevenzione ed il contrasto di ogni forma di bullismo, compreso quello attuato sui mezzi informatici e di organizzare campagne di sensibilizzazione per aumentare in tutti i cittadini la consapevolezza delle gravi conseguenze che un determinato comportamento può avere nei confronti di altri soggetti.

Altro aspetto, come già avviene nel reato di stalking, è quello che porta alla possibilità di procedere all'ammonimento da parte del questore che potrà scattare in presenza di reati come la diffamazione, l'ingiuria e la minaccia.

La speranza è che questa legge, accompagnata da un piano di iniziative volte ad educare i ragazzi al rispetto degli altri, possa ottenere risultati e possa contrastare efficacemente ogni comportamento illecito e riprovevole.