Esami di laboratorio e visite specialistiche potranno, d’ora in poi, essere prescritti, dietro pagamento del ticket, solo in presenza di determinate condizioni, in assenza dei quali saranno totalmente a carico del paziente.

Sono gli effetti del cosiddetto ‘decreto Lorenzin’, dal nome del ministro della Salute, entrato in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto 'Condizioni di erogabilità e indicazioni di appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di assistenza ambulatoriale erogabili nell'ambito del Servizio sanitario nazionale', avvenuta lo scorso 20 gennaio.

Il decreto in questione si propone di razionalizzare e contenere la spesa sanitaria fornendo ai medici precise direttive in base alle quali è consentita la prescrizione di 203 tra visite specialistiche, analisi ed esami di laboratorio a carico del Servizio sanitario nazionale e il solo ticket a carico del paziente.

Aspre critiche da parte delle associazioni dei medici che denunciano le nuove norme sulla prescrizione entrate in vigore come veri e propri tagli a danno della salute dei pazienti.

Il ‘decreto Lorenzin’: visite ed esami a pagamento

Le visite e gli esami a pagamento sono compresi in diverse aree:

  • esami di laboratorio;
  • dermatologia allergologica;
  • odontoiatria;
  • genetica;
  • medicina nucleare;
  • radiologia diagnostica.

La prescrizione di prestazioni rientranti in questi settori potrà avvenire solo in presenza di determinate condizioni.

Per le cure odontoiatriche, ad esempio, saranno gratuite solo per i bambini fino a 14 anni in condizioni di ‘vulnerabilità sanitaria’ o ‘vulnerabilità sociale’. Le risonanze magnetiche, invece, potranno essere prescritte a carico del Servizio sanitario nazionale solo in condizioni di ‘patologia oncologica’, ‘sospetto oncologico’ o per esami post-chirurgici.

La protesta dei medici

Le associazioni dei medici di famiglia contestano il decreto che prevede restrizioni anche per i medici che, nel caso in cui prescrivano esami non rientranti nella casistica prevista dal decreto, potranno subire tagli allo stipendio. Le obiezioni delle associazioni si basano sul fatto che, se è vero che il decreto intende porre un limite alla spesa sanitaria derivante dalla cosiddetta ‘medicina difensiva’ (prescrizioni concesse con facilità dai medici per mettersi al riparo da eventuali vertenze giudiziarie), lo stesso potrebbe generare un meccanismo inverso, ma altrettanto ‘difensivo’ di medici che eviterebbero prescrizioni per non rischiare tagli allo stipendio nel caso in cui queste dovessero risultare superflue.

Il risultato sarà, secondo i medici, la riduzione dell'accesso alle cure mediche da parte dei pazienti che non possono permettersi visite ed esami a pagamento.