Ogni anno, più di un milione di neonati nel mondo muore a causa di gravi infezioni, mentre, nel solo 2012, circa sette milioni di nascituri sono stati già sottoposti a trattamenti per curare malattie infettive batteriche. A mettere a rischio i neonati è il fatto che sta aumentando la presenza di microrganismi multi resistenti, pertanto le sfide del futuro riguardano un impegno maggiore delle multinazionali farmaceutiche euna maggiore prevenzione. Il rischio per i neonati deriva anche e soprattutto dal fatto che i batteri sono sempre più resistenti agli antibiotici.

Perché? Vediamo cosa dicono gli specialisti.

In Italia eccessivo uso di antibiotici mette a rischio neonati

Se è vero che gli antibiotici costituiscono la difesa più importante che abbiamo a disposizione contro i batteri, al fine di non farli trasformare in infezioni, è anche vero che un uso eccessivo porta al contro effettoper il qualeessi non sono più efficaci. Proprio perché i microrganismi alla base dei batteri diventano multiresistenti. A lanciare l'allarme sono gli specialisti della Società Italiana di Neonatologia (SIN), la quale sottolinea come il nostro Paese sia quello che rischia di più proprio per l'uso massiccio che si fa degli antibiotici da ormai un trentennio. L’Italia è tra i Paesi più a rischio perché è tra quelli dove i batteri, a causa dell’uso massiccio di antibiotici negli ultimi tre decenni, sono divenuti più resistenti.

L'Italia è al quinto posto, dopo Grecia, Francia, Lussemburgo e Belgio. E ciò comporta gravi rischi per i nostri neonati: non a caso quasi quattro su dieci (circa 1,4 milioni di nascituri) muore per patologie infettive.

La conferma di uno studio americano

Sebbene le statistiche succitate non dicano nello specifico quanti neonati muoiano per i multi batteri resistenti agli antibiotici, a conforto di quei dati è un altro studio, americano.

Chiamato Clock e coll. 2016, afferma infatti che su 1320 neonati ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale, 9 su 100 lo era per resistenza antibiotica. Di qui dunque la necessità di lavorare molto sulla prevenzione e sul coordinamento tra gli istituti sanitari. Probabilmente, essendo neonati, il problema deriva già da un uso massiccio di antibiotici da parte dei loro genitori, trasmesso così ai loro piccoli.