Al glifosato non è esposto solo chi vive in campagna: il rischio di contaminazione è alto anche per chi abita nel centro di una grande città come Roma. Sono state effettuate delle analisi a campione da parte de il Salvagente e dall'associazione A Sud, che hanno rivelato che il 100% del campione esaminato era positivo all'erbicida. Gli esami sono stati condotti su un gruppo di 14 donne in gravidanza e in tutte è stato riscontrato glifosato nelle urine. Si parla di donne che risiedono in città e non hanno contatti, se non sporadici, con l'ambiente di campagna; nessuno quindi si può sentire al sicuro se si può entrare a contatto con l'erbicida già prima della nascita.
Il direttore del mensile Salvagente, Riccardo Quintili, che ha presentato i risultati dello studio in una conferenza stampa, ha sottolineato che l’atteggiamento di chi dovrebbe difendere i consumatori deve radicalmente cambiare perchè spesso è accusato di conflitti di interessi. Quintili si riferisce agli scandali sulla sicurezza del glifosato, soprattutto quelli inerenti gli studi sulla sua tossicità che negli ultimi tempi lo hanno assolto nascondendo la sua “probabile cancerogenicità” che invece era stata dichiarata dalla Iarc. Nelle urine delle donne esaminate sono state riscontrate quantità di erbicida pari a un range di 0,43-3.49 nanogrammi per millilitro di urina, ma dal momento che ancora non esistono limiti sulle quantità non si può determinare se sia il caso di allarmarsi o meno.
E' comunque il glifosato non dovrebbe essere presente nel nostro organismo, soprattutto se ancora in via di formazione, perchè esistono molti studi che dimostrano che la sostanza induca la necrosi di cellule placentari ed embrionali umane e favorisca la morte cellulare programmata, dimostrandosi, oltre che cancerogena con interferenze endocrine, anche genotossica.
Chi ha "graziato" il glifosato?
Attorno al glifosato si combatte da anni una battaglia senza esclusione di colpi. Lo Iarc, l’Istituto per la ricerca sul cancro dell’OMS aveva tacciato il glifosato di essere un potenziale cancerogeno ma l’EFSA, che controlla il cibo in Europa e l’ECHA, che monitora le sostanze chimiche, lo avevano invece liberato di ogni dubbio emettendo un parere di non cancerogenicità .I risultati dello IARC però si basano su studi indipendenti e pubblici mentre gli altrienti fanno affidamento su ricerche eseguite dalle stesse aziende che lo producono e lo diffondono.
Inoltre ia EFSA sia ECHA hanno dovuto ammettere i danni che il glifosato causa per la sua genotossicità e gli effetti duraturi sugli organismi acquatici e sulla vista animale ed umana. Inoltre gli enti non hanno tenuto conto di rischi concernenti l'esposizione alla sostanza ma solo del suo consumo alimnetare.