Non è bastato la limitazione del traffico, ne tanto meno chiudere all'incirca 450 fabbriche: la situazione a Pechino è drammatica, l'indice del PM2 (tasso di pericolosità dell'aria) ha sfondato quota 515 per metro cubo e se si considera che il livello 500 è già considerato "molto dannoso" per la saluta umana, si fa in fretta a capire l'allarme reale che sta scattando nella capitale cinese.

In due giorni è stato distribuito oltre mezzo milioni di mascherine anti-smog, andando letteralmente a ruba tanto da esaurirsi in breve tempo e lasciare senza protezione che gran parte della popolazione; costringendo il governo, colto impreparato sulla situazione, a consigliare ai cittadini la permanenze nelle proprie abitazioni.

La visibilità è calata a meno di 100 metri in alcuni quartieri della capitale, costringendo la chiusura dell'aeroporto Liuting Quingdao, cancellando oltre 20 voli e lasciando bloccati così nella Cina orientale quasi 2000 passeggeri. Secondo il Centro di monitoraggio ambientale di Pechino la colpa è di una tempesta di sabbia che ha colpito il nord di Pechino: "la tempesta soffia da ovest a est, e colpirà in maniera graduale la nostra città alzando la concentrazione di particolato. Avvertiamo tutti: è meglio rimanere in casa". 

Già il 26 febbraio il Guangzhou Daily scriveva in un editoriale: "Mentre il popolo esprime la propria fervente speranza per una bellissima Cina, il ministero dell'Ambiente non dovrebbe urtarsi se gli si chiede di affrontare in pubblico i dati relativi all'inquinamento per mobilitare la forza della società e prevenire altri danni".