Riportiamo l'intervento del Presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo. Ultimamente a Taranto sono molte le istituzioni che scrivono al Premier per risolvere una situazione complessa: il futuro dell'Ilva.
Buona lettura.
"Egregio Presidente,
è difficile esprimere la condizione di Taranto in questo momento della sua storia.
Potremmo definirla una città che muore, ma non ci piace perché è proprio dalla nostra storia che abbiamo imparato a reagire e all'occorrenza ricostruire, anche nelle situazioni più critiche.
Certo è, però, che se Taranto è l'Ilva e la grande fabbrica è assimilata alla città, come tante volte si dice e si scrive solo per mero esercizio stilistico, dovremmo ritenerci ai limiti di una linea di demarcazione che è, a tutti gli effetti, un punto di non ritorno.
Non possiamo permetterci di chiudere la città né per ristrutturazione e tantomeno per dichiarato fallimento, ed è per questo motivo che la invitiamo a porre ulteriormente attenzione alle nostre istanze.
Abbiamo accolto con favore l'insediamento di Piero Gnudi a Commissario dell'Ilva, e confidiamo pienamente nelle capacità di un manager di comprovata esperienza qual è l'ex ministro, peraltro attuale consigliere del ministro Guidi.
Avvertiamo l'esigenza, tuttavia, di ricordarle quanto la complessa vicenda Ilva contempli aspetti fortemente critici che prescindono, purtroppo, dalle nomine e dai nomi, pur ritenendo questi ultimi credibili e stimabili, come nel caso del neo commissario, sotto ogni punto di vista.
A Taranto, affinché si proceda nei processi di ambientalizzazione, assolutamente prioritari, servono risorse. Fondi di notevole entità che al momento non ci sono e che peraltro devono essere investiti in tempi precisi e scadenzati non soltanto per esigenze, in taluni casi, di carattere meramente giudiziario ma anche perché il colosso d'acciaio mostra da tempo segni evidenti di cedimento. Parliamo di emorragie finanziarie che stanno determinando una situazione di fortissima sofferenza - oramai da mesi - per migliaia di imprese e di lavoratori dell'appalto; di grande incertezza per i dipendenti diretti; di lecita apprensione - che talvolta si tramuta in altissima tensione sociale - per l'intera città fiaccata da una crisi endogena senza precedenti.
Sappiamo che lei conosce molto bene le complessità della vicenda, ma non possiamo esimerci, in questo frangente, dal ricordarle l'entità delle risorse necessarie per proseguire nel cammino intrapreso due anni fa: quattro miliardi di euro per il piano industriale, quasi due per il piano ambientale.
L'ipotesi di cordate che potrebbero intervenire nel nuovo assetto azionario sicuramente ci conforta ma non può consentirci, purtroppo, di considerare l'intera partita in via di una - anche minima - risoluzione.
Dobbiamo guardare alla realtà, che ci parla di tutt'altro.
Una realtà che ci prospetta un tracollo imminente che è allo stesso tempo sociale, industriale, economico e ambientale, perché mai come in questo caso tutti questi aspetti sono strettamente legati fra loro e necessitano di varie sceneggiature ma di un'unica regia.
Confidavamo e continuiamo a confidare in quel cambio di passo da lei di recente invocato per la nostra situazione, ed allo stesso tempo auspichiamo che non si tratti "solo" di un passaggio di testimone, per quanto importantissimo, fra il vecchio e il nuovo commissario.
Occorre un provvedimento di legge che sblocchi le risorse che servono per proseguire i processi di risanamento ed allo stesso tempo consentire alla fabbrica di continuare a produrre, per ripristinare tutti i circuiti bruscamente interrotti e far ripartire un'economia inceppata.
Occorre, almeno nelle more di un eventuale provvedimento di questo genere, attivare un finanziamento ponte con le banche per cominciare a fornire una prima exit strategy probabilmente ancora insufficiente ma comunque alternativa alla condizione di empasse che attualmente registriamo.
Il rischio, sempre più tangibile, è vanificare quanto è finora stato fatto e tornare esattamente alla condizione in cui eravamo a luglio 2012.
I fatti purtroppo non ci smentiscono. E' lecito il timore, anche di chi scrive, che molti processi già iniziati subiscano una frenata o peggio uno stop a fronte dei nuovi incarichi che, come è plausibile immaginare, comportano tempi più lunghi di adattamento, laddove non addirittura ulteriori assegnazioni di incarichi, nomi nuovi, procedure da riprendere e quindi possibili ritardi su una già fiacca tabella di marcia.
Ci auguriamo che non sia così, ma nel frattempo registriamo con grande preoccupazione anche il commiato, sia pure per motivi di pensionamento, del Commissario Alfio Pini, che ha inevitabilmente stoppato le procedure di bonifica già avviate per il risanamento del quartiere Tamburi e del Comune di Statte, causando un conseguente "congelamento" dei fondi - 60 milioni di euro - stanziati dalla Cabina di Regia presso la Regione Puglia.
Auspichiamo, allo stesso tempo, che il subcommissario Edo Ronchi, la cui comprovata conoscenza di tutta la situazione rimane per noi una garanzia, rimanga al suo posto, portando avanti il piano ambientale - peraltro già esecutivo- ancor di più se interverranno garanzie sui finanziamenti che lo stesso subcommissario ha posto come condizione per la sua permanenza.
Confidiamo pertanto in un suo tempestivo intervento affinché il cambio di passo sia davvero quello decisivo.
Noi ci crediamo, e riporremo fin d'ora nel suo autorevole sostegno tutta la fiducia possibile".