Sono ormai passati due anni da quando una feroce malattia ha cominciato a colpire in maniera inesorabile gli uliveti salentini. Questo fenomeno è stato propriamente definito: Complesso del disseccamento rapido dell'ulivo "CDRO" una minaccia ecologica che sta assumendo dimensioni enormi. Le prime tracce di questo disastro naturale si sono avute nella zona di Gallipoli - Taviano in provincia di Lecce, inizialmente era stato classificato come "lebbra degli ulivi", allo stato attuale si è espanso per circa 80 Km2 e sta destando forte preoccupazione nell'ambiente agricolo della zona.
L'ulivo è la fonte di maggiore economia per l'agricoltura salentina, l'intero territorio infatti è composto da piante secolari che producono il miglior olio extravergine d'oliva del nostro Paese. Ettari di piantagioni, sono ormai danneggiate in maniera quasi irreparabile da questo fenomeno a dir poco catastrofico e attualmente non sembrano esserci soluzioni adatte a fermare questo eccezionale disastro ecologico.
L'intera economia del Salento rischia di essere compromessa da questa strana e al momento sconosciuta malattia di una pianta, che ha fatto la storia della vita dell'uomo. L'albero viene attaccato dalle chiome esterne e inesorabilmente investito nella sua totalità, lo scenario è raccapricciante in quanto sembra che le piante abbiano subito un incendio che le ha totalmente carbonizzate, in poche parole, dell'ulivo rimane solo il tronco e i rami secchi che lo compongono.
Giovanni Martelli, capo del laboratorio che sta studiando le cause di questa moria improvvisa degli ulivi, ha dichiarato che potrebbe trattarsi di un batterio che attacca i tessuti fogliari, i quali sono stati esaminati con l'ausilio di un microscopio elettronico che lo ha identificato nei vasi legnosi. Lo staff del CNR ha reso noto che saranno effettuate ulteriori analisi per fare in modo di approfondire più possibile la ricerca e non attribuire frettolosamente la malattia fogliare al solo batterio killer.
L'agronomo salentino Cristian Casili, ha reso noto che la totale quantità di ulivi presenti sul territorio del Salento, ammonta a circa 9 milioni di piante e che al momento l'infezione manifestatasi a macchia di leopardo, corrisponde ad appena l'1% della totalità, questo però non significa che bisogna star tranquilli, infatti se il morbo attacca un albero di 200 anni di vita (e ce ne sono tantissimi), il danno è inestimabile.
Dalla prossima raccolta delle olive, che inizierà nel mese di novembre, potremmo constatare e valutare il danno creato e quindi avere l'opportunità di stimare ciò che potrà succedere negli anni futuri se non si giunge ad una pratica e veloce soluzione, per combattere un male ecologico che ad ora sembra incurabile.