Un agnello che è stato geneticamente modificato con DNA di medusa è stato venduto per essere consumato in Francia, secondo un rapporto dal quotidiano francese Le Parisien. L'agnellina, chiamata "Rubis", faceva parte di un programma di ricerca "Green Sheep" presso l'Istituto nazionale francese per la ricerca agricola (INRA), in cui gli scienziati hanno usato animali per studiare gli impatti dei vari impianti utilizzati nelle persone con insufficienza cardiaca. L'agnello è nato nel 2014 da una madre di nome Emeraude il cui DNA era stato modificato con una proteina fluorescente verde (GFP), tratta dalla medusa Aequorea victoria che le ha dato un colore brillante e ha fatto diventare trasparente la sua pelle.

Non si sa chi possa averlo mangiato

Citando una corrispondenza tra la INRA ed il dipartimento di giustizia francese, Le Parisien riporta che l'agnello è stato venduto a un macello lo scorso autunno, insieme ad altre pecore non geneticamente modificate. È stato poi venduto dal macello ad un individuo di cui non si conoscono le generalità, nel mese di ottobre 2014, ma non è chiaro quante persone possano averlo mangiato. L'INRA dice che l'agnello geneticamente modificato non presenta alcun rischio per la salute degli esseri umani, anche se ha chiesto ai pubblici ministeri francesi di indagare sull'incidente, a seguito di un'indagine interna che ha avviato nel mese di dicembre.

In un comunicato stampa pubblicato dopo l'articolo di Le Parisien, l'INRA ha detto che ritiene che Rubis sia stata trasferita dal laboratorio come parte di un'azione dolosa effettuata dai dipendenti i cui nomi non sono stati diffusi.

L'agenzia dice anche che è stata sospesa la persona responsabile della vendita dell'agnello, aggiungendo che la sua inchiesta ha rivelato "tensioni e disfunzioni" tra i responsabili dell'azienda. Un funzionario INRA dice a Le Parisien che se accusati e condannati, gli autori potrebbero affrontare una multa di 75.000 € ed un anno di carcere.

"I fatti sono inaccettabili e richiedono la massima severità", afferma Benoît Malpaux, direttore della struttura INRA a Jouy-en-Josas, al giornale. "Siamo un istituto di fama mondiale, non possiamo tollerare un simile comportamento." Speriamo ora che a chi abbia digerito il povero animale, non crescano tentacoli urticanti.