Un'adeguata distanza dal proprio sole, una temperatura che va da 0 a 100 gradi, acqua q.b. La ricetta è semplice (o forse estremamente complicata), e la Vita è servita.

Queste sono le caratteristiche dei sette pianeti scoperti, ieri, da un gruppo di astronomi della NASA. La scoperta è avvenuta nel deserto cileno di Atacama, zona secca, lontana da fonti di inquinamento luminoso, per mezzo di un sistema di telescopi chiamato “Very Large Telescope”. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica inglese Nature e il coordinatore di questo gruppo, Michael Gillon, astrofisico dell'Università di Liegi, Belgio, ha subito affermato che “siamo di fronte a un sistema planetario stupefacente”.

I pianeti con caratteristiche analoghe alla Terra, ormai si sa, sono tanti e sparsi in tutto l'universo (finora ne sono stati trovati più di tremila). Ciò che rende questa scoperta così stupefacente è proprio la presenza di quello che potremmo chiamare un “mini-sistema solare”.

Le caratteristiche

La stella attorno a cui orbitano i sette esopianeti era già stata scoperta nel 2016 dallo stesso Gillon ed era stata nominata Trappist-1, come la birra belga. Dista da noi 39 anni luce: una distanza, in termini astrofisici, relativamente vicina, ma corrispondente a circa 369 trilioni di chilometri (non esattamente uno scherzo).

Trappist-1 è una nana rossa ultrafredda: è molto più piccola del Sole, la sua massa è pari a circa l'8% di quella della nostra stella, e di conseguenza produce un'energia assai minore.

Le orbite dei suoi pianeti sono però molto più vicine ad essa di quanto non lo siano quelle dei pianeti del nostro sistema solare, e ciò permette loro di ricevere abbastanza calore da raggiungere temperature che vanno da 0 a 100 gradi. E sono proprio queste caratteristiche a suggerire la presenza di acqua allo stato liquido, elemento indispensabile per la vita.

Seppure tutti e sette i pianeti si trovino all'interno della zona di abitabilità del mini-sistema solare di Trappist-1, si ritiene però che tre di loro possano più probabilmente ospitare organismi viventi rispetto agli altri. Infatti si crede che i tre più prossimi alla stella siano troppo caldi per avere acqua liquida, mentre il più lontano sia troppo distante e freddo per non presentarla allo stato solido.

La NASA si sta già preparando a inviare nello spazio il telescopio James Webb che nel 2018 saprà darci ulteriori informazioni interessanti sui sette nuovi fratellini della Terra.

Comunque vada, che ci sia veramente qualcun altro nell'universo, e sembra sempre più probabile, o che siamo soli: come diceva Arthur C. Clarke, “entrambe le possibilità sono ugualmente terrificanti”.