L'anno scorso ha preso il via il progetto "Bee-Kaeser", che vede coinvolte venti città italiane tra le quali figurano Milano, Bolzano, Napoli, Cuneo, Prato e Lecce. L'esperimento consiste nella creazione di arnie in cui far alloggiare le api, in modo tale che il miele da loro raccolto possa essere analizzato per verificare la presenza e la concentrazione di materiali pesanti nell'aria delle città prese in esame. I risultati ottenuti alla fine del primo anno si sono rivelati positivi: le concentrazioni di cadmio, piombo, cromo e nichel si attestano su valori tali da non costituire un pericolo per le persone (ad esempio, la concentrazione di cadmio rilevata è mediamente pari a 0.005 mg/kg, con la sola eccezione di Palermo).
I risultati conseguiti durante il primo ciclo di esperimenti verranno poi raffrontati con quelli che saranno registrati il prossimo anno, in modo tale da avere un'idea più definita circa il buon esito del progetto e dell'impiego delle api per monitorare i livelli di inquinamento dell'aria nei centri urbani. Sono comunque diverse le specie, sia animali sia vegetali, utili a tale scopo: grazie a loro possono infatti essere monitorati l'aria, le acque e il suolo. Le specie utili per il monitoraggio dei livelli di inquinamento sono dette bioindicatori.
Bioindicatori dell'aria
Oltre alle già citate api, sono particolarmente efficaci in tal senso i licheni: essi infatti sono in grado di rilevare la presenza di inquinanti, in particolare dei metalli pesanti, poiché riescono a mantenere le tracce della loro presenza anche dopo la morte.
Grazie a questa loro capacità, l'ANPAT ha promosso un progetto di monitoraggio degli inquinanti dell'atmosfera tramite l'utilizzo dei licheni, esteso a tutta l'Italia. Il metodo è facilmente applicabile perché i licheni sono ampiamente diffusi in tutta la penisola, quindi l'area di campionamento è molto estesa e ben distribuita.
Bioindicatori delle acque
Le acque interne, ossia i laghi e i fiumi, sono molto sensibili all'inquinamento, dovuto in larga parte alle attività dell'uomo, come lo scarico dei rifiuti all'interno dei corsi d'acqua. Ciò influenza la fauna e la flora che occupano questi ecosistemi. Alcuni tra i bioindicatori più importanti per quanto riguarda l'inquinamento delle acque sono i macroinvertebrati bentonici (ossia che vivono sul fondale), tra i quali si ricorda il gambero d'acqua dolce.
Hanno un peso fondamentale anche le macrofite, ovvero le piante acquatiche visibili esternamente (ad esempio le ninfee, tanto amate in passato da Monet). Svolgendo un'analisi al microscopio è possibile vedere nel caso di acque in buono stato le Diatomee, piccole alghe unicellulari lunghe al massimo mezzo millimetro. Riveste un ruolo molto importante anche la fauna ittica, poiché i pesci sono molto sensibili alle eventuali alterazioni che il loro Ambiente può subire: la specie più rilevante a tal scopo è la trota, molto presente nei corsi d'acqua italiani.
Bioindicatori del suolo
Il suolo, come anche l'aria e l'acqua, è piuttosto suscettibile all'inquinamento, così come la flora e la fauna che lo popolano.
sono particolarmente sensibili gli Invertebrati che scavano al suo interno, tra i quali figurano i lombrichi e numerose specie di Insetti (ad esempio le formiche). I Vertebrati risentono dell'inquinamento del suolo in misura minore, poiché anche se scavano una tana le loro attività si svolgono al di fuori di essa: un'eccezione in tal senso è la talpa, che subisce in modo indiretto gli effetti dell'inquinamento, il quale può allontanare gli animali di cui si nutre. Per quanto riguarda le piante il discorso è più complicato, perché essendo degli organismi con una struttura molto complessa non è facile stabilire se una data condizione fisiologica è determinata dall'inquinamento del suolo o da fattori di stress esterni (ad esempio, il congelamento).