Megachirella Wachtleri è il nome assegnato al fossile di lucertola rinvenuto vent’anni fa alle pendici delle Dolomiti. In questo ventennio le più brillanti menti del MUSE, del Centro studi e ricerche Enrico Fermi e del Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam hanno condotto innumerevoli studi sul campione rinvenuto al fine di datarlo e di collocarlo nella scala cronologica dell’evoluzione.

Una scoperta rivoluzionaria

Tutto è stato possibile grazie all’utilizzo di nuove tecnologie sperimentali che hanno permesso di effettuare una accurata e sensazionale ricostruzione in 3D del fossile che ha lasciato i paleontologi e gli zoologi senza parole.

Dopo aver scansionato la superficie esterna ed aver effettuato scrupolose analisi sulle sequenze di DNA in esso conservate, gli studiosi hanno concluso che il reperto appartiene a circa 240 milioni di anni fa e lo hanno collocato nel periodo più disastroso della vita del nostro pianeta, ovvero durante la devastante estinzione di massa del Permiano-Triassico, a cavallo tra le ere Paleozoica e Mesozoica.

Risolvere il rebus

È risaputo che, nel percorso dell’evoluzione, i rettili hanno antenati comuni con gli anfibi e che poi, da essi, si siano differenziati gli uccelli. Ciò che restava oscuro era la connessione evolutiva tra i vari generi nella stessa classe, ovvero quella di Reptilia. A causa della grande estinzione di massa sopra citata, non ci sono pervenute tracce significative della loro evoluzione interna, almeno fino a prima della scoperta sulle Dolomiti.

Megachirella Wachtleri si può considerare il progenitore comune delle lucertole attuali, l’anello di congiunzione tra passato e futuro, la tessera mancante nel puzzle della filogenesi. Restano, però, degli interrogativi irrisolti riguardo al suo comportamento, alla sua morfologia e alla sua organizzazione biologica perché i dati odierni è vero che risultano verificati ed accreditati dalla Comunità Scientifica, ma restano pur sempre delle ricostruzioni.

Il volto di Megachirella

L’utilizzo di tecniche scientifiche all’avanguardia ha permesso di ricostruire l’ipotetica morfologia del fossile. Il lavoro si deve al paleoartista Davide Bonadonna, milanese, il quale è stato in grado di fornirci una dettagliata scheda descrittiva del lucertolone più antico del mondo lungo circa 1,5 metri.

Secondo Bonadonna, Megachirella Wachtleri aveva un aspetto non del tutto diverso a quello di un comune Lepidosauro squamatato odierno, con il capo giallo cedro e il dorso striato con bande grigiastre alternate. L’analisi dello scheletro dimostra che era un carnivoro, ma ad oggi non si è ancora ricostruita la sua attività comportamentale (cosa mangiasse, dove vivesse e come si riproducesse).

Nell’attesa di nuovi comunicati da parte delle autorità scientifiche competenti, non resta che dare sfogo alla fantasia e cercare di ricostruire secondo quello che la biologia ci insegna, quale fosse la vita di uno degli organismi più importanti che milioni di anni fa popolava il nostro territorio.