Egitto. Scontri di piazza con sostenitori di Morsi contro simpatizzanti del deposto regime autoritario dell’ex Presidente H. Mubarak e si assiste a episodi di violenza civile di massa che manifesta contro l’auto-attribuzione del sig. Morsi di ampi poteri di Governo al di sopra anche dalla magistratura e per il fatto di avere indetto un referendum per approvare la nuova Costituzione redatta senza il coinvolgimento delle minoranze e con l’introduzione nel testo di un’impronta fortemente islamica.

Il Presidente Morsi, nel suo recente discorso alla Nazione, nel tentativo di sedare i violenti disordini scatenati in Egitto, ha affermato il diritto di ognuno di protestare, ma ha sostenuto che alcune persone sono state pagate per fomentare la violenza accusando gli oppositori vicini al deposto regime di essere stati gli artefici di tali cruenti scontri che hanno portato a una decina di morti e quasi un centinaio di arresti e in più l’inevitabile ricorso all’esercito con poteri di polizia.

Il sig. Morsi, nel suo discorso letto alla nazione, ha concesso poco agli avversari che lo contestano e ha riferito che l’articolo oggetto della forte discordia di queste settimane che gli da ampi poteri potrebbe essere modificato. Nel frattempo, all’interno dell’esecutivo di Morsi alcuni ministri e consiglieri si sono dimessi e il Presidente USA Barack Obama pone l’accento che tutti i leader di Egitto dovrebbero esprimersi apertamente contro ogni tipo di violenza attuata dai loro sostenitori. Nel suo intento Morsi avrebbe annullato il decreto contestato dopo lo svolgimento del referendum sulla nuova carta costituzionale previsto per il 15 dicembre qualunque sia il risultato della consultazione e nel discorso l’attuale presidente egiziano ripete che l’iniziativa referendaria sarebbe andata avanti come previsto con la garanzia che se la Costituzione dopo la consultazione popolare fosse stata bocciata si sarebbe formata un’altra assemblea costituente per riscrivere un nuovo progetto d’intenti costituzionali.

L’opposizione dopo il discorso presidenziale non sembra volere accogliere l’offerta di dialogo, giudica l’intervento del Presidente egiziano non degno di fiducia, tardivo e viziato dal fatto che la proposta costituzionale che si vuole fare approvare con il referendum è stata licenziata dal parlamento senza alcuna partecipazione delle altre espressioni di minoranza del Paese e non protegge a sufficienza le libertà politiche e religiose e i diritti delle donne.

Nel discorso di Morsi non si nota alcun accoglimento dei rilievi posti dalle opposizioni che manifestano in piazza e ciò è anche l’impressione di chi osserva dall’esterno i fatti in Egitto.

A giugno Morsi ha vinto di misura le prime elezioni libere svolte in Egitto dopo il perdurare del regime di Mubarak. Pochi mesi più avanti la situazione sembra essere ripiombata nel caos civile essendo stato interpretato il gesto di Morsi di auto-attribuirsi poteri da dittatore, escludendo il potere giudiziario dalla possibilità di contestare le sue decisioni e provvedimenti, come un atto di tradimento della fiducia del popolo e il ritorno in cima alle istituzioni del paese di un altro uomo che vuole comandare e non governare democraticamente. Morsi forza la mano con sue apparenti buone intenzioni ma per coloro che lo contestano e aspettavano un suo passo falso per criticarlo aspramente egli “l’ha fatta, abbondantemente, fuori dal vaso”.