Il calcio europeo piange Boskov, mister serbo che ci ha lasciati domenica 27 aprile 2014 all'età di 82 anni ed è in qualche misura sorprendente scoprire che, più delle riconosciute capacità tattiche, oggi si parla di lui come inventore di aforismi che hanno, come si suol dire, lasciato il segno nella memoria del vasto pubblico dei telespettatori che seguono con passione un meraviglioso gioco chiamato calcio, rito collettivo un tempo della domenica, oggi celebrato quasi ogni giorno in piccole dosi omeopatiche, col paradossale effetto di non stancare mai.

Se il calcio ha tanto successo, se è diventato una vera e propria industria che movimenta ingenti capitali e attira sponsor sempre nuovi, grazie alla gioiosa macchina da guerra commerciale delle pay tv, il merito è anche di persone o meglio personaggi come Boskov, dotati di insolite capacità di comunicare concetti semplici con interpretazioni singolari al punto da sembrare, come già osservato, degli aforismi. Già, perché uno che dice «Se mettessi in fila tutte le panchine che ho occupato, potrei camminare chilometri senza toccare terra» non può essere certo tacciato di banalità.



Frasi solo apparentemente scontate come "È rigore quando arbitro fischia." ce le ricordiamo più dei calci di volo di Mancini o delle spettacolari sforbiciate di Rambo Vialli, più delle serpentine di Cerezo o delle miracolose parate di un giovanissimo Pagliuca che avrebbe percorso tantissima strada.





Esilaranti anche un "Se slego il mio cane gioca meglio di Perdomo (calciatore del Genoa)." Furbamente detto prima del derby della lanterna e le battute su Ruud Gullit, all'epoca tra i migliori giocatori del nostro campionato: Boskov accolse l'olandese al suo approdo alla Samp con «Gullit è come cervo che esce di foresta».

Al ritorno a Milano non poté mancare "Gullit è come cervo ritornato in foresta". La sua logica, insomma, non faceva una piega. La nostra verità su questo personaggio che contribuì alle fortune della trasmissione tv "Mai dire gol" è però un'altra: Boskov era un ottimo allenatore, carismatico, esperto e soprattutto coi piedi ben piantati per terra.

Senza di lui il calcio italiano sarebbe stato più povero, la Samp campione d'Italia nel 1991 forse sarebbe stata altra cosa, vista la fortissima personalità di alcuni suoi elementi non facili da tenere a freno. Boskov capì che a certi calciatori, su tutti Vialli e Mancini, bisognava lasciare molta libertà di inventare calcio... coi risultati di primissimo piano che tutti conosciamo: campionato (1990/1991), Coppa delle Coppe (1989/1990), due Coppe Italia (1987/1988 e 1988/1989).