Il prossimo 9 luglio verrà inaugurata la stagione 2014/2015e le prime indiscrezioni suggeriscono che, in occasione del ricongiungimentodella squadra a Milanello (Nazionali esclusi), verrà presentato alla stampa ilnuovo direttore tecnico, da ieri ufficiale, del Milan, Filippo Inzaghi. Il “neo-allenatore”– siederà sulla panchina rossonera fino al 30 giugno 2016 – non ha trattenuto lagioia e si è detto “onorato e orgoglioso” di guidare una squadra con la qualeha vissuto “gioie ed emozioni indelebili”: prende il posto diSeedorf che era arrivato appena cinque mesi fa, a gennaio, per sostituireAllegri.

Oggi, l’ex tecnico olandese non sembra intenzionato a cedere nellatrattativa con la dirigenza che vorrebbe limitare l’esborso economico: a Clarence devono ancora ilpagamento di una somma di 10 milioni lordi per i prossimi due anni, al nettocirca 2,5 milioni di euro.

Piccole grane burocratiche in un momento di grandeentusiasmo collettivo e di rinnovata fiducia nelle potenzialità della squadra,reduce da un periodo defilato, con più ombre che luci. Il Palmarès di Inzaghi parla da solo, neisuoi anni al Milan come giocatore (dal 2001 al 2012) ha collezionato 300presenze e messo a segno 126 gol, 10 i trofei vinti. Nel 2012, dopol’addio al calcio giocato, è stato promosso alla guida tecnica degli Allevi,con cui ha ottenuto brillanti risultati: la vittoria in finale per 3-2 sulloZenit nella Scopigno Cup e il secondo posto nella stagione regolare con unasquadra che, interpretando i risultati, fu concepita come molto offensiva: in26 partite, 69 gol e un passivo di 20.

L’anno successivo, promosso allenatoredella Primavera, ha guidato i suoi verso il terzo posto del girone B,soffrendo, però, in Coppa Italia (i rossoneri sono stati eliminati dall’Interai quarti) e riuscendo, infine, arestituire ai Rossoneri il Trofeo Viareggio, che mancava da qualche tempo nellebacheche del club.

Per quanto riguarda i modelli, il modulo finoraprevalentemente scelto, il 4-4-2, con la variante del rombo a centrocampo e itrequartisti dietro le punte, farebbe pensare ad Ancelotti come principaleispirazione: con Carletto, ai tempi in cui era suo allenatore, Inzaghi ebbeanche un rapporto umano di grande scambio e dialogo.

Quel che è certo è che aPippo non è mai mancato il carattere, né la prontezza, la decisione e ilcarisma: qualità che mostrava da giocatore e che – i Rossoneri ne sono sicuri –avrà anche in veste di allenatore.