La nazionale di calcio viene eliminata malamente dai mondiali brasiliani, con prestazioni altalenanti, ma sostanzialmente sempre poco convincenti.
Prima della partenza per la rassegna calcistica, la nazionale delineata dal Ct Prandelli sembrava essere quella giusta, ad eccezione di alcune non convocazioni discusse come quelle di Pepito Rossi, Toni ed Astori, per citare i casi più eclatanti.
Ma tutti volevano i vari Cassano, Balotelli la stella annunciata che non ha brillato, Pirlo, il faro avanti con l' età, Cerci, Immobile il bomber del campionato, il giovane Verratti, De Rossi ed altri che non erano in discussione prima che iniziasse il torneo.
Dopo la prima partita con l'Inghilterra, pareva che l'Italia fosse un ottima squadra, un gruppo solido, che avrebbe potuto tentare la scalata alla vittoria del mondiale, entusiasmo alle stelle tra tutti i tifosi.
Segue la sconfitta con Costarica con una partita imbarazzante dal punto di vista della condizione fisica, i tifosi iniziano a borbottare, ma non perdono la fiducia, convinti nelle potenzialità di Balotelli ed Immobile, attaccanti che certamente faranno la differenza contro l' Uruguay.
Segue una partita strana con episodi non sempre favorevoli, ma poi gli azzurri rimangono in dieci e all' 81', su calcio d' angolo, prendono gol di testa da Godin, ultimi minuti alla ricerca affannosa del risultato che non si raddrizza più.
Triplice fischio e partono le polemiche furiose di tutti, dimissioni di Prandelli e Abete, e i tifosi criticano le scelte tecniche, Cassano, non si regge in piedi, Balotelli non è più fenomeno, o non lo è mai stato, Cerci non è la freccia azzurra che ci si aspettava, Immobile non è maturo, e via di questo passo.
I giudizi mutano velocemente, il tifoso italiano soffre di schizofrenia, e come sempre sono tutti colpevoli e bolliti; questa è l' Italia e gli italiani, pronti a salire sul carro dei vincitori ma anche a abbandonare la nave nel momento della difficoltà.
Ed allora dovrebbe cambiare non solo la mentalità dei calciatori ma anche quella dei tifosi.
Marco Tavolacci