Alla fine il sogno del triplete juventino è svanito, ma l'amarezza che pervade i tifosi bianconeri è dovuta in gran parte al fatto che l'impresa non era poi così impossibile. La maledizione delle finali di Champions perse (sei perse su otto giocate e quarta finale persa consecutiva) continua e conferma che la Juve, per svariati motivi, con questa competizione abbia quasi un'incompatibilità, almeno nell'atto finale.

L'andamento della partita

Subire gol da Rakitic ad appena quattro minuti dall'inizio (terzo gol più veloce in tutta la storia delle finali di Champions) ha condizionato parecchio la gara, perché la Juve, per evitare di prendere subito il secondo gol e crollare, ha badato più a difendersi e ha rimandato i piani tattici d'attacco.

La Juve ha retto per tutto il primo tempo, grazie anche ad alcuni buoni interventi di Buffon e al limitato raggio d'azione di Messi, in serata no e ben controllato dal centrocampo bianconero.

Al gol di Morata sembrava che il ribaltone potesse compiersi, anche perché la Juve, con Pogba che ha cominciato a giocare, ha avuto qualche occasione al limite dell'area e il Barcellona ha concesso qualcosa. Ed è qui che ci sarebbe voluto l'apporto di Tevez, che inspiegabilmente ha disputato una partita incolore e lontano dal vivo del gioco, come Pirlo del resto. Ma dopo il 2 a 1 di Suarez su respinta sfortunata di Buffon le sorti dell'incontro sono tornate a favore del Barcellona, che verso la fine ha approfittato anche dei maggiori spazi concessi dalla Juve alla ricerca forsennata del pareggio.

Il gol di Neymar ha sigillato una partita già finita sotto il profilo dell'andamento delle sorti dell'incontro.

Considerazioni finali

Al di là del fatto che la Juve, con un po' di coraggio e fortuna in più, poteva anche vincerla questa finale, rimane il fatto positivo che la squadra bianconera è tornata nel gotha del calcio europeo che conta.

E' vero che Barcellona, Real Madrid e Bayern Monaco rimangono un gradino sopra (anche e solo per il potere economico maggiore), però quest'anno la Juve, sul campo, ha eliminato il Real campione d'Europa in carica e non ha per niente sfigurato contro il Barcellona del trio delle meraviglie. Ci sono tutti i presupposti (e parecchi soldi nuovi da investire) per fare in modo che la Juve, l'anno prossimo, anche senza Pirlo e Tevez (dati per probabili partenti), sia ancora più forte e possa rientrare permanentemente nel club ristretto delle più forti società europee. Cosa, questa, che sarebbe anche una buona notizia per il tanto malandato calcio italiano.