In un calcio nel quale siamo sempre più affezionati alle sorprese, esaltiamo i trionfi del piccolo Leicester (ma è davvero così piccolo?) e ci rallegriamo dell'ascesa del Sassuolo pieno di giovani talenti italiani e una società molto solida e trasparente, silenziosamente alcune squadre storiche del panorama calcistico nazionale escono di scena e ben poco si sa di loro.
Tra queste da molti anni vi è la Triestina, la squadra del cuore del 'paròn' Nereo Rocco e del poeta Umberto Saba ed attualmente ancora al ventesimo posto nella classifica delle partecipazioni al campionato di massima serie davanti a realtà dal presente radioso come Chievo, Empoli e lo stesso Sassuolo ed anche ad un'altra nobile decaduta come il Parma.
E se in molti erano rimasti impressionati dalle vicissitudini societarie della squadra ducale, gli ultimi anni di vita per la Triestina sono stati un'odissea capace di mettere a dura prova anche il più coriaceo dei tifosi. Dal 2005, infatti, anno della cessione della società al vulcanico imprenditore Flaviano Tonellotto (balzato anche agli onori delle cronache nazionali per diete macrobiotiche e metodi da sergente di ferro) la Triestina ha conosciuto ben tredici cambi al vertice e due fallimenti, l'ultimo lo scorso anno.
Ci ha pensato un Triestino a riportare la speranza dalle parti di Trieste: l'ex giocatore di Inter e Perugia Mauro Milanese nelle ultime battute della scorsa stagione è riuscito ad aggiudicarsi la società assieme a suo cugino Mario Vittorio Biasin, anch'egli triestino, ma emigrato molti anni fa in Australia dove con duro lavoro ha messo in piedi una fortunata e redditizia attività immobiliare e si è impegnato nel calcio con il Melbourn Victory, squadra che milita nella massima serie del campionato del soccer australiano e che questa estate si è tolta lo sfizio di piegare i campioni italiani della Juventus in un'amichevole.
Il legame con la città d'origine l'hanno spinto ad investire per acquistare la squadra della sua amata e lontana Trieste.
La prima stagione del nuovo corso Milanese-Biasin è cominciata domenica scorsa con un 3-1 al Cordenons in Coppa Italia davanti ad un migliaio di tifosi giuliani che hanno sfidato la bora e la giornata sfortunata dal punto di vista meteorologico in uno stadio "Nereo Rocco" un po' malandato, ma ancora capace di esercitare un grande fascino per giocatori ed addetti ai lavori.
La nuova società dal cuore triestino ha saldato i debiti delle precedenti gestioni ed ha messo in piedi una compagine pronta a lottare per le posizioni nobili del campionato di Serie D.
"L'obiettivo è tornare tra i professionisti entro il centenario della Triestina (il 2018 ndr)" ha detto Milanese. Per i triestini è praticamente un ritorno ad una realtà quasi dimenticata, abituati come sono stati nelle ultime stagioni, a tendere l'orecchio più verso il tribunale che non verso la campagna acquisti ed il ritiro estivo.
La rifondazione è cominciata con la creazione del settore giovanile, di una squadra femminile (per la prima volta nella storia della società alabardata scenderanno in campo delle "mule") che parteciperà al campionato di serie C, la progettazione di un nuovo sito ufficiale ed aspettative circa il lavoro in sinergia con il Comune di Trieste (per quanto concerne l'impianto e le strutture dello Stadio "Nereo Rocco" e la foresteria) e con le altre società calcistiche di Trieste e con la possibilità di acquistare la maglia ufficiale della squadra sottoscrivendo l'abbonamento.
Una società che non nasconde progetti e ambizioni avrà il suo bel da fare per scaldare di nuovo una piazza rimasta delusa da troppe scottature negli ultimi dieci anni d'inferno.
Una piazza che però, nonostante tutto quello che è successo, continua ad essere innamorata di quegli "undici ragazzi" la cui gloria -scriveva Umberto Saba nel suo componimento "Tre momenti"- "come un fiume d'amore orna Trieste". Una Trieste calcistica che dopo tanta sofferenza e crediti con la malasorte ora vuole tornare a sognare.