Sembrava essere iniziata nel migliore dei modi l'avventura degli azzurrini di Gigi di Biagio in Polonia, un convincente 2-0 alla prima sulla Danimarca, pareva essere il preludio a un bis con la Repubblica ceca. E invece un pesante 3-1 manda in tilt i piani di federazione, mister e ragazzi oltre ai sogni dei tanti tifosi che, letta la rosa a bocce ferme, credevano in un trionfo nella rassegna Europea.
Tutta colpa di Di Biagio?
Troppi e inspiegabili i cambi fatti dal ct rispetto al buon esordio con la Danimarca, primo su tutti il capitano Benassi, Gagliardini e l'ottimo Caldara, lasciati in panchina per fare posto a ragazzi sicuramente di talento ma non con l'esperienza accumulata da quelli citati.
Dunque dopo il disastro di due anni fa, di Biagio si ritrova di nuovo nel vortice delle critiche e purtroppo forse non basterà battere la Germania -peraltro con almeno due gol di scarto, se la Danimarca non fermerà la Repubblica Ceca-.
Una situazione già difficile di suo, perché la Germania, che ha già sei punti nel girone, è squadra forte e matura, proprio come la Spagna, detentrice in carica, che va come un rullo compressore nell'altro girone. Troppo forse l'ottimismo in partenza e troppa forse la convinzione del CT di poter cambiare liberamente pedine, senza ripercussioni. Ma bisogna comunque analizzare che i ragazzi spagnoli e tedeschi risultano più pronti e maturi. Nella Spagna Saul e Asensio sono stelle del Real e dell'Atletico di Madrid già da tempo, mente non è una novità della precocità con la quale le società tedesche lanciano i loro giovani già dai 17-18 anni d'età.
Non bastano gli stage...
Dunque oltre al rammarico delle scelte poco concrete di Luigi Di Biagio, bisogna sicuramente riflettere sul fatto che se vogliamo che i nostri ragazzi arrivino pronti a queste competizioni e alla chiamata nella nazionale maggiore, i club italiani abbiano maggiore fiducia e coraggio di "svezzare" i nostri giovani.
Forse il pedaggio iniziale sarà alto, ma è un processo che riesce nei migliori campionati europei, tranne che nel nostro, che fa fatica ad allontanarsi dall'idea della squadra pronta subito, il cosiddetto istant team.
Altro errore grande che commette spesso il nostro movimento, è quello di innalzare e paragonare a grandi campioni giovani emergenti, caricandoli di pressione e aspettative, non sempre raggiungibili se non si ha una squadra e una società solida alle spalle.
Il giusto mix tra fiducia, coraggio e umiltà potrebbe essere la ricetta per ripartire seriamente con un movimento calcistico che possiede un bacino infinito di talento e passione sconfinata nel paese, in ogni caso restiamo attaccati alla speranza del presente, per la partita di domani con la Germania, non resta che gridare forza azzurri.