Brucia ancora la sconfitta immeritata subita dal Lecce ieri pomeriggio sul campo dell'Alessandria. Ma è già tempo di guardare avanti e fare progetti per il futuro. Recriminare, nel calcio non è mai servito a nessuno.

C'è solo un modo per eliminare l'amarezza della mancata promozione: confermare immediatamente i pezzi grossi della squadra; si deve creare un Lecce che deve puntare senza tentennamenti al primo posto, senza rischiare di essere risucchiato nel calderone dei play off. Soltanto il gruppo di quest'anno, che già si conosce bene, con qualche innesto di qualità, può realmente portare a raggiungere questo obiettivo.

Il Lecce deve seguire quello che hanno fatto le squadre del passato. Il Benevento ed il Foggia, tanto per prendere due esempi recenti, una volta fallito l'obiettivo promozione, mantennero l'ossatura della squadra per l'anno successivo, senza creare alcuna rivoluzione, ma apportando poche ed importanti modifiche. La scelta portò al successo e alla successiva promozione.

Confermare i big e apportare poche sistemazioni

Partendo dal Benevento, la società campana decise di non cedere nessun big dopo la delusione della mancata promozione nella stagione 2014- 2015. E, anzi, il Benevento decise di confermare in toto l'ossatura della squadra, rifiutando offerte importanti per i calciatori più ricercati.

Tra questi c'erano calciatori davvero di grande livello, da Alessandro Marotta ad Andrea De Falco, da Alessio Campagnacci a Fabio Mazzeo, senza dimenticare il capitano Fabio Lucioni. Mazzeo e Marotta venivano da una stagione di alti e bassi, ma non mancavano le richieste per loro: fu bravo il Benevento a trattenerli. Con le reti della stagione 2015- 2016 riuscirono a portare il Benevento in Serie B: fecero 18 reti in due.

Stesso discorso per il Foggia: fu impossibile trattenere Pietro Iemmello la scorsa estate (perché non era di proprietà della società rossonera), ma tutti i calciatori di proprietà forti e che facevano parte del progetto, furono trattenuti. Restano i vari: Giuseppe Loiacono, Tommaso Coletti, Cosimo Chiricò, Vincenzo Sarno, Antonio Vacca, Christian Agnelli, tanto per citarne alcuni.

A questi, poi, ovviamente, si aggiungono calciatori di spessore come Matteo Di Piazza o Alan Empereur. Ma, di base, il Foggia mantiene la struttura della squadra: nessun big di proprietà viene ceduto. E il risultato a fine stagione è: promozione diretta.

Potremmo prendere anche altri esempi del passato, ma questi due esempi chiariscono già bene quale sia la situazione. Mantenere una struttura solida darebbe già dei punti di riferimento importanti alla squadra: basta rivoluzioni, come negli anni passati, che non hanno mai portato a nulla. Il progetto della società è biennale e allora, per il secondo campionato, la giusta soluzione è quella di evitare rivoluzioni e ripartire dalla spina dorsale di questa squadra che ha dimostrato di essere un vero gruppo.