Il rinnovo di Gianluigi Donnarumma rappresenta di certo la questione più spinosa da risolvere per la dirigenza del Milan, rappresentata nelle persone di Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli. Dal 14 Aprile scorso, data del closing, i nuovi dirigenti hanno allacciato contatti con Mino Raiola, agente del calciatore, per arrivare ad un comune punto di accordo.

Accordo che, però, non è ancora stato raggiunto. Donnarumma, come testimoniato dalle parole di Montella e Fassone, ha tutta la volontà di restare a Milano nella sua squadra del cuore ma quando c'è Raiola di mezzo non è mai detta l'ultima parola.

E proprio il più discusso tra gli agenti del panorama calcistico ha rilasciato un'intervista esclusiva al Corriere dello Sport, parlando del suo assistito e della trattativa di rinnovo con il Milan e svelando anche retroscena su Conte ed Ibrahimovic. Ecco i principali passaggi dell'intervista.

Raiola: "Ci sono 11 top club su Donnarumma"

Su Donnarumma: "Lui è il Maradona dei portieri. Non è uno schiavo, è chiamato a prendere una decisione fondamentale per la sua vita. La decisione non dipende solo dall'ingaggio, non è questo il problema: ci sono 11 top club che hanno chiesto informazioni. Se avessimo voluto lasciare il Milan, l'avremmo già fatto. Donnarumma deve essere riconoscente al Milan ma è vero anche il contrario.

E bisogna essere riconoscenti anche a Mihajlovic, che lo ha lanciato a 16 anni. Gigio è già un simbolo del club, bisogna lasciare lavorare in pace la nuova dirigenza. In ogni caso, io mi prenderò ogni responsabilità sulla decisione che verrà presa. Donnarumma può rinnovare come può lasciare il Milan, ci sono le stesse possibilità"

Su Montella: "Montella ha detto che i procuratori devono chiamarlo di meno? Io faccio il procuratore e lui faccia l'allenatore.

Montella può dare consigli che riguardano il campo, il resto me lo vedo io. I miei assistiti sono anche miei amici e devono essere felici grazie al mio lavoro"

Alcuni restroscena su Conte ed Ibrahimovic: "Tre anni fa volevo portare Conte al Milan. Ibra? Lui non avrebbe voluto andarsene. Una volta cenammo a casa di Galliani ed Adriano chiese a Zlatan se avesse intenzione di andare via.

Zlatan rispose di no e stappammo lo champagne.Io non festeggiai perché ero a conoscenza delle difficoltà economiche del Milan. La reazione di Ibra? Non ha risposto alle mie telefonate per tre mesi, mentre per ben diciotto mesi non ha rivolto parola a Galliani. Persino il giorno delle sua presentazione al Paris Saint Germain fui costretto a prenderlo a Stoccolma con un aereo privato..."