È un po’ come avere una bella auto, che abbia il cambio automatico e magari anche decappottabile. Però se manca la benzina, il sogno di farsi un bel giretto resterà sempre lo stesso. Benvenuti all’ennesimo caso all’italiana di gestione dilettantistica di una società di calcio, anche se questa volta di italiano c’è ben poco.
Como, la solita figuraccia all'italiana
Il glorioso Como 1907 non potrà iscriversi al prossimo campionato di Lega Pro e sarà costretto a ripartire dalla Serie D per la seconda volta nella propria storia, appena 11 anni dopo il primo fallimento.
Questo l’esito, per molti scontato, per altri quasi, e si tratta di quelli che avevano provato a non crederci, della breve, quanto kafkiana, presidenza Essien in riva al Lario. Subentrata alla gestione Porro lo scorso 16 marzo, aggiudicandosi l’asta fallimentare del, la moglie dell’ex centrocampista di Chelsea, Real Madrid e Milan, ufficialmente interessatasi al club in quanto innamoratasi del Lago, non è riuscita ad adempiere agli obblighi necessari per l’iscrizione, al termine di tre mesi pieni di incertezze e rinvii, compreso quello relativo al deposito della somma necessaria per rilevare il titolo sportivo, pari a ben 237.000 euro.
Il mistero Akosua Puni
Certo, il fatto che quell’astronomica somma sia stata ottenuta proprio in extremis poteva essere considerata una spia della situazione, ma di certo è paradossale il motivo che ha portato Akosua Puni ad arrendersi: i documenti per l’iscrizione erano pronti da giorni, al pari dei bonifici.
A mancare sono stati… i denari. Cosa potesse spingere la moglie di un calciatore che peraltro in Italia non aveva lasciato ricordi memorabili a rilevare un club glorioso, ma pur sempre di terza serie, non è mai stato dato saperlo. A parole la volontà era quella di riconquistare in breve tempo la Serie B e di puntare su rilancio del settore giovanile, ma le parole se l’è portate via il vento, insieme ai loro paradossi.
Perché per la promozione e soprattutto per rilanciare il vivaio sarebbero serviti investimenti evidentemente inimmaginabili per una proprietà fondata sulla sabbia. L’immagine generale è quindi quella del solito lassismo del calcio italiano, che non ha vigilato sul passaggio di proprietà e sulla solidità degli acquirenti, come successo troppe volte nel passato recente, da Parma a Latina.
Le altre squadre a rischio
A livello teorico comunque il Como è ancora in vita: basterà trovare entro il 5 luglio le necessarie garanzie fideiussorie, assicurative o bancarie, per regolarizzare il tutto. Quanto alle altre squadre a rischio, come annunciato dal presidente Gravina non si andrà oltre i quattro buchi da colmare attraverso i ripescaggi, cui aggiungere ovviamente quello per sostituire il Latina fallito. In questo senso è salvo il Catanzaro, che ha scongiurato il primo crollo tra i dilettanti della propria storia grazie al simbolico passaggio di proprietà a un euro, stessa sorte toccata alla Maceratese, passata nelle mani di Carlo Crucianelli, ex responsabile del settore giovanile: penalizzazioni corpose in anticipo, comunque.
Akragas e Mantova invece provano a sopravvivere senza cambiare identità societaria, ma in entrambi i casi è tutta da dimostrare la capacità delle attuali proprietà di far fronte agli ultimi obblighi per l’iscrizione.
Ripescaggi e scadenze
Intanto, ad aspettare sono i club pronti per il ripescaggio: in tre sono a un passo dall’esultare. Per sapere la verità bisognerà però aspettare fino al 18 luglio, il giorno in cui verrà espresso il verdetto definitivo sugli eventuali ricorsi presentati, entro le ore 19 del 15 luglio, dai club esclusi in prima istanza qualora il 12 luglio la Covisoc e la Commissione Criteri Infrastrutturali e Sportivi-Organizzativi comunicheranno ai club esito negativo della propria istruttoria, dopo aver inviato una copia della comunicazione per conoscenza alla Figc ed alla Lega Italiana Calcio Professionistico.