Otto anni in Perù, allenando anche fior di giocatori che hanno preso parte alla Coppa America e hanno giocato con le più importanti squadre sudamericane. Ma ora tanta voglia di Italia per dimostrare che la figura del tecnico con la valigia in mano spesso non è una scelta, ma una necessità. Blastingnews ha intervistato Orlando Maltese, allenatore italiano, genovese per l’esattezza, classe ’73.

Orlando stella del Perù

Non molto conosciuto dalla maggior parte degli appassionati italiani, Maltese è però molto popolare ed apprezzato nel sud del continente americano, oltre che il classico esempio della scuola di tecnici nostrana: preparazione tattica impeccabile, passione incrollabile per il proprio mestiere nonostante, o forse ancora di più per questo, un passato da calciatore che, pur talentuoso, non lo ha visto approdare al professionismo.

U America, Bolognesi (squadra quest’ultima diretta anche da Jorge Sampaoli in massima serie), CNI (portato agli ottavi di Coppa nazionale), Comerciantes Unidos e Sport Ancash in seconda divisione (quest’ultimo portato allo spareggio perso per la promozione) i club allenati in Perù, oltre, in massima serie, al Melgar FBC e il Cenciano, la squadra famosa nel continente per aver vinto la Copa Sud Americana battendo in finale nientemeno che il Boca Juniors. Nel curriculum di Maltese anche il ruolo da secondo a Malta, al Syrens.

Riferimenti doc

“Quando non ci sono spazi per te chiudere la valigia e andare all’estero è l’unica opzione – ci ha detto Maltese – Da calciatore sono stato un’ala sinistra, avevo talento, ma allenare è la mia vera passione e vocazione e spero di farlo al più presto pure in Europa: l’Italia sarebbe il sogno, anche a partire da un settore giovanile, magari una Primavera”.

I modelli del resto parlano chiaro: “La mia generazione è ispirata al Calcio di Sacchi, credo che lui sia stato un maestro eccezionale, un riferimento per tutti: nel mio calcio provo a riprodurre la precisione, la velocità e la meticolosità negli schemi, anche se forse il tecnico che vedo più vicino a me è Marcelo Bielsa: mi chiamano ‘Loco’, sono capace di far ripetere una giocata o un movimento anche venti volte se non va come voglio che vada.

Comunque ci sono tanti allenatori bravi, negli ultimi tempi ho apprezzato tanto Allegri, Simone Inzaghi e Montella”.

Orlando Maltese: "Ecco il mio calcio"

Idee chiare, come il calcio da sviluppare: “Per me è fondamentale il gioco sulle fasce, allargare il più possibile la manovra: non di rado mi trovo ad attaccare con 5 se non 6 giocatori, i due attaccanti centrali e i due esterni alti in linea poi un centrocampista avanzato, diciamo il numero ‘10’, a rimorchio.

E i terzini al posto delle ali. Ma più che gli schemi per me conta la reattività e l’esplosività nel corto, l’alta intensità. Un giocatore non è un maratoneta, non deve pensare solo a correre, ma deve farlo bene, nei momenti giusti ed essere esplosivo quando serve”. Concetti precisi pure sul possesso palla: “Ai miei centrocampisti chiedo due tocchi, quando sono tre in allenamento mi fanno festa… Comunque l’importante è che ogni portatore di palla abbia almeno due o più opzioni e per questo è fondamentale il movimento senza palla degli attaccanti. In ogni caso credo che le idee abbiano sempre la meglio sulla forza dei risultati. Nel mio calcio c’è molto di olandese, credo che sia la scuola migliore per i giovani e non solo, ma anche quella italiana è molto forte.

In Italia forse i giocatori non saranno veloci, ma sono forti tecnicamente oltre che molto preparati mentalmente, dimostrazione questa dell’eccellenza della scuola giovanile italiana”. Il calcio di Maltese è quindi offensivo e volto a segnare un gol in più dell’avversario. Una specie di 2-4-4 in fase offensiva, che però non deve spaventare... i presidenti. La fase difensiva è curata al pari delle transazioni negative grazie ad adeguate marcature preventive e al fatto che “tutte le azioni devono essere concretate per non dare la possibilità agli avversari di partire in contropiede, questo è fondamentale per chi attua un calcio offensivo”. Alla base di tutto un’ottima preparazione atletica. Orlando si dice pronto ad adattarsi alle caratteristiche dei propri giocatori e della nazione, oltre che de campionato, in cui opera e ci svela un’interessante novità tra Italia e Sud America.

"Italia, arrivo"

“Credo che allenatore possa adattarsi a qualunque campionato, basta avere questi requisiti: conoscere il calcio, saper gestire un gruppo e al giorno d’oggi saper parlare anche a giornalisti e tifosi. Essere intelligenti, insomma, non solo sul piano calcistico. Le nozioni imparate sui libri non bastano, bisogna avere l’esperienza sul campo. Per le caratteristiche del mio calcio la preparazione atletica è fondamentale, credo che un ritiro debba durare non meno di 6-8 settimane. Personalmente sono contrario alle amichevoli dopo tre giorni dal raduno, mentre sono favorevole al fatto che il pallone compaia già dalle prime battute. Il mio staff è composto da un assistente, dal preparatore dei portieri e dal preparatore atletico: a proposito di quest’ultimo, per il mio tipo di calcio è una figura molto importante perché i giocatori devono avere la miglior forma fisica possibile.

In questo senso sono sudamericano: là i preparatori seguono il corso da allenatori, poi si specializzano, ma conoscono la tattica e si confrontano con il tecnico, che poi ovviamente è l’ultimo a prendere la decisione”. Se vi è venuta la curiosità di conoscere il calcio di Orlando Maltese e vederlo messo in pratica, molto presto potrebbe esserci una buona occasione per farlo…