Il termine mobbing prevede una serie di comportamenti aggressivi, siano essi psicologici e fisici, tenuti da un gruppo, in ambito lavorativo, familiare e via discorrendo, verso un appartenente alla propria sfera. Partiamo dalla fine, nella giornata di ieri Keita non si è presentato agli allenamenti, comportamento chiaramente da censurare e passibile di una multa anche molto salata. Ma andiamo a capire le motivazioni, che hanno spinto il giovane 22enne attaccante senegalese, a prendere questa posizione.
Sullo sfondo c'e il mancato rinnovo del contratto proposto dalla Società del Presidente Lotito e mai accettato dal calciatore e dal suo entourage, come sappiamo il patron della società laziale in questi casi non va mai troppo per il sottile, basta ricordare i precedenti casi Ledesma e Pandev ad esempio.
Mettiamoci anche la mancata convocazione, a detta del giocatore e del suo agente Roberto Calenda, priva di qualsiasi appiglio tecnico e comportamentale e giustificata dalla Lazio come mancanza di serenità da parte del senegalese. Tutti questi ingredienti ben miscelati fanno esplodere un'autentica bomba.
Ma passiamo alle accuse di Keita che, per bocca del suo agente, sostiene di non essersi presentato agli allenamenti esclusivamente per un ambiente esterno, creato dalla società nei confronti dello stesso, a dir poco incandescente. Scritte, sui muri, offese personali, minacce e via dicendo. Quindi Roberto Calenda sostiene l'impossibilità da parte del ragazzo di poter esercitare il proprio lavoro in maniera corretta, serena e professionale per cause non appartenenti alla sua volontà.
Il procuratore del giovane attaccante della Lazio rincara la dose dicendo che nessuna presa di posizione da parte della società biancoceleste, che andrà oltre la legalità, sarà tollerata dallo stesso e dal suo assistito. Morale della favola, se il ragazzo continuasse ad essere messo in condizioni di non poter svolgere il proprio lavoro, non convocato e quant'altro, potrebbe davvero trattarsi di mobbing?
Alla Lazio spetta una giusta replica ed eventualmente agli organi competenti delle valutazioni in merito.
La carriera del giovane senegalese
Il giocatore nasce calcisticamente nel Barcellona dove si mette particolarmente in mostra, purtroppo oltre che per le sue meravigliose qualità tecniche anche per motivi comportamentali.
In un torneo in Qatar il ragazzo mise del ghiaccio nel letto di un compagno di squadra e per questa marachella venne costretto dalla società blaugrana a trasferirsi in prestito al Cornellà dove mise a segno ben 47 gol in un'unica stagione. Keita non ne volle sapere di tornare di nuovo a far parte del Barcellona, da qui nel 2011 il suo trasferimento alla Lazio. Acquistato per 300.000 euro adesso la Lazio ne chiede 30.000.000. Stante che la ragione in questi casi sta sempre nel mezzo un quesito però viene abbastanza spontaneo: un calciatore valutato quella cifra e in scadenza di contratto non meriterebbe uno stipendio adeguato a quel valore?