Chiunque, nella propria vita, è stato legato al nome di qualcun altro. Il figlio di Tizio, il nipote di Caio, il padre di Sempronio. A volte, per emergere, è necessario solamente legare il proprio nome a quello di qualcun altro. Per Antonio Donnarumma, terzo portiere del Milan che ha trascorso la propria carriera a cercare la panchina più comoda nelle periferie d'Italia, quel nome è proprio quello del fratellino, Gianluigi. Un predestinato, un'icona, un giocatore per cui, in estate, una telenovela durata ben due mesi è valsa al mai diplomato numero uno rossonero uno stipendio a sei zeri (ed un sei davanti).

E non solo, perché all'interno dell'affare è stato inserito anche il fratellone, eterno incompiuto, Antonio, anch'egli con un lauto ingaggio e l'ennesimo posto in panchina assicurato. Sarebbero potuti essere felici e contenti, come nelle migliori favore griffate Walt Disney, ma i costanti "mal di pancia" del giovane Gianluigi hanno dilaniato un rapporto, quello tra il numero uno e la tifoseria rossonera, già corroso in estate. Ai primi di dicembre, la frattura fra gli ultras del Diavolo e la famiglia Donnarumma (perchè si, in questa polemica è stato coinvolto anche il fratello Antonio) pareva insanabile. Per ristabilire l'equilibrio, sarebbe stato necessario un ribaltamento carnevalesco, un plot twist da far ammattire anche i produttori di Sherlock.

Un colpo di scena degno delle migliori penne.

Una trama da film: la partita di Donnarumma Senior

Ed è così che siamo giunti all'ennesimo derby della Madonnina. Una sfida eterna, quella tra Milan ed Inter, tra i vincitori di sette Champions League e gli autori di un Triplete storico. Al Milan, uscito malconcio dall'ultima sfida interna contro l'Atalanta, servirebbe un miracolo per uscire indenne da questa sfida e passare il turno.

Anche Fabio Caressa, storico uomo di punta Sky, pronostica il risultato della partita citando il noto spot del meteorite Buondì. Se il buongiorno si fosse visto dal mattino, quello post Natale, per i rossoneri, sarebbe stato un risveglio da incubo. A questa premessa, va aggiunto che sia il baby fenomeno Donnarumma, sia il suo vice Storari, siano vittime di risentimenti muscolari, e quindi risultino indisponibili a scendere in campo per la delicatissima sfida.

Già 100 volte un Donnarumma aveva difeso la porta dai colori rossoneri, ma questa sarebbe stata la prima volta del fratello maggiore, Antonio. Quella che poteva essere una serata da incubo per i tifosi rossoneri, diventa estasi. Si intuisce da che parte tiri il vento già al minuto 23' quando il gol di Perisic (o autogol papera di Donnarumma senjor, che dir si voglia) viene annullato con l'ausilio della Var. Il portiere partenopeo capisce che quella potrebbe essere la sua serata, e nello svolgersi del match si trasforma da brutto anatroccolo ad una versione beta (molto molto molto beta, a dirla tutta) di Buffon 2006, ma è chiaro che l'intento è quello di non far più passare alcun pericolo dalle proprie parti.

Nascono così gli interventi in anticipo su Icardi e la parata sulla zuccata da due passi di Joao Mario (un altro calvo, come Zidane, ma molto meno forte). La serata pare essere quella giusta per il grande colpo, ed alla fine è Patrick Cutrone, altro prodotto del vivaio rossonero, a infilzare il muro eretto da Handanovic per quasi due ore con un colpo di testa chirurgico.

Tra sorprese e conferme: la nuova cavalleria rossonera

L'Italia, ed il Milan, stanno scoprendo che Cutrone, per il futuro, è sempre più una certezza, uno scoglio a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà, rievocando uno scomodissimo paragone con un altro bomber che ha fatto faville dalle parti dei navigli: Bobo Vieri. Ma la vera sorpresa è quella dei tifosi rossoneri, che da haters si sono tramutati in fanboy di quel Donnarumma senior che tanto avevano criticato.

La strada per risanare completamente il rapporto è ancora lunga, ma per Antonio, ragazzone napoletano (che nella propria carriera è stato titolare soltanto a Gubbio, a Bari e coi greci dell'Asteras Tripoli), questo Milan-Inter rimarrà impresso a fuoco vivo.