I social hanno la prerogativa di permettere la socializzazione globale. Persone che non si sarebbero mai incontrate hanno la possibilità di comunicare sul web senza filtri perché la tastiera rende tutto molto più semplice. Spesso però i toni si infiammano; iniziano risse virtuali che, anche se non feriscono fisicamente, possono sfociare in un diverbio di dubbio gusto e colpire più di uno schiaffo. Capita spesso purtroppo. Esistono dei limiti invalicabili da rispettare e, quando un campione come Stefano Sturaro, centrocampista bianconero, insulta un ragazzino del Napoli le cose assumano una piega molto più grave.

Su una pagina Instagram, un dodicenne di Napoli ha commentato una pagina fan page della Juventus con termini volgari, sicuramente deluso dalla sconfitta del Napoli contro i bianconeri avvenuta il primo di dicembre.

Il centrocampista bianconero chatta con un dodicenne napoletano: nasce a una conversazione carica d'insulti

Il calciatore ha risposto privatamente al ragazzino. Tra i due è iniziato uno scambio di battute pesanti. Sturaro ha usato termini di dubbio gusto arrivando a minacciare il piccolo di farlo piangere per tre giorni. Il fatto sarebbe già stato abbastanza grave se il centrocampista non avesse peggiorato la situazione schernendo il napoletano con termini del tutto inadeguati e offensivi tra cui: "zitto Gomorra e ritardato", chiamando in causa anche la madre del piccolo con doppi sensi non lusinghieri.

Il fratello del dodicenne ha reso pubblica la conversazione. Il web si è rivoltato contro il campione ritenendo che non accettabile che un giocatore pagato profumatamente offenda un ragazzetto il cui errore consisteva in battute tipiche degli sfottò da stadio, per quanto volgari. Sturaro ha chiesto scusa via social, giustificando la conversazione come frutto di un momento di rabbia dettato dall'istinto dovuto alle gravi offese ricevute.

Comprendiamo che "panchinaro" e parole denigratorie rivolte alla squadra di cui si indossa la maglia possano considerarsi molto gravi. Ognuno avrà la possibilità di valutare, dal momento che sono state rese pubbliche, se siano state più offensive le parole del calciatore o quelle del dodicenne. Speriamo che l'evento venga brevemente accantonato, augurandoci che chi ha la fortuna d'avere raggiunto la fama, il successo e i privilegi che ciò comporta, sappia ridimensionare d'ora in avanti i commenti denigratori contro la propria maglia, da parte un ragazzino che sogna di fare il calciatore e che tifa per una squadra diversa.