"Nave senza nocchiere in gran tempesta", avrebbe detto Dante Alighieri. A quanto pare neppure l'evidente fallimento sul campo, con la Nazionale italiana che per la prima volta dopo sessant'anni non prenderà parte alla fase finale della Coppa del Mondo, è servito ad unire le troppe anime dello sport più popolare del Belpaese. La partita più importante si gioca in contemporanea su due fronti ed entro la fine di gennaio ci sarà il risultato finale. Per il momento sul versante del diritti tv della Serie A si è andati incontro al secondo nulla di fatto dopo quello della scorsa estate.
Nonostante la presenza di Mediaset che si è fatta avanti, a differenza di quanto accaduto con il primo bando, il miliardo di euro auspicato dalla Lega non è stato nemmeno sfiorato. Si passa dunque alla trattativa privata, con quattro giorni di tempo per trovare una soluzione dalla quale dipende la sopravvivenza del massimo campionato in termini economici. Sul fronte federale, invece, la situazione è quantomai nebulosa. Quattro candidature, nessuna che raggiunge la maggioranza che serve ad eleggere un presidente e quel commissariamento che, in altri tempi, sarebbe stato visto come un disastro, oggi è forse l'unica ancora di salvezza.
Offerte per la Serie A sotto gli 800 milioni
Carlo Tavecchio, nel suo ruolo di commissario della Lega di serie A, ha tracciato un traguardo: valuta il massimo campionato italiano 1 miliardo e 50 milioni di euro nella peggiore delle ipotesi.
Le emittenti presenti alla seconda asta dei diritti TV relativi al triennio 2018/2021, evidentemente, sono di parere diverso. Le offerte, nel proprio complesso, avrebbero raggiunto la cifra di 762 milioni di euro, dunque al di sotto degli 800 e ben lontani dal miliardo ed oltre. Secondo le indiscrezioni, Sky avrebbe presentato un'offerta superiore ai 260 milioni di euro annui per il pacchetto A (le gare di Juventus, Inter, Milan, Napoli, Lazio e Fiorentina più due squadre di media classifica), per il pacchetto C (stesse gare trasmesse online), per il pacchetto D1 (le gare in casa di Roma e Cagliari e le trasferte dei Torino) e D2 (trasferte di Roma e Cagliari e gare interne del Torino).
Mediaset si sarebbe fermata sui 220 milioni per il pacchetto B (stesse gare del pacchetto A, ma sul digitale terrestre). Per il pacchetto C che comprende anche i diritti a trasmettere via Internet in locali pubblici e strutture ricettive, ci sarebbero inoltre state le offerte di Perform e Tim, la prima intorno ai 100 milioni e la seconda inferiore.
Sostanzialmente la Lega di Serie A ha fissato il costo dei diritti dell'intero campionato alla cifra di 570 milioni a stagione. Il secondo bando dedicato agli intermediari finanziari indipendenti è valutato 1 miliardo e 50 milioni per l'intero triennio. Non serve essere degli esperti matematici per capire che siamo ben lontani anche dalla seconda traccia.
Via alle trattative private
Sebbene a differenza della scorsa l'estate non sia andata deserta, l'asta è comunque fallita. Si aprono ora quattro giorni di trattative private fino al prossimo 27 gennaio, quando la Lega dovrà decidere a chi affidare i diritti TV. Legge ecomomica vuole che si vada ora ad una vendita al ribasso, bene che vada sarà difficile monetizzare più di 900 milioni.
A meno che Carlo Tavecchio non tenga conto dell'offerta dell'intemediario indipendente ed è ciò che lo stesso ex presidente federale ha preannunciato nel suo comunicato ufficiale. "Se le trattative private non andranno a buon fine - ha concluso Tavecchio nella nota - ci riserveremo di valutare l'offerta presentata dall'intermediario indipendente". L'assemblea del club della Serie A tornerà a riunirsi il 26 gennaio, 24 ore dopo se nessuno dei pacchetti principali sarà stato assegnato, si procederà all'apertura delle buste degli intermediari.
L'ipotesi spagnola
Uno degli intermediari indipendenti che ha partecipato al bando subordinato altri non è che Mediapro (l'altro, secondo indiscrezioni, sarebbe l'emittente qatariota beIN Sports), l'agenzia spagnola che gestisce i diritti della Liga.
A questo punto avrebbe un senso anche la proposta rivoluzionaria prospettata dal presidente del Torino, Urbano Cairo: quella di avanzare in candidura, per il ruolo di amministratore delegato della Lega, il nome di Javier Tebas, presidente della Liga spagnola. "La Lega va gestita in maniera diversa - ha detto recentemente Cairo - con un assetto manageriale che proponga qualcosa di nuovo per il calcio italiano e lo renda interessante ed appetibile anche fuori dall'Italia. In tal mondo si aumenterebbe il fatturato, permettendoci nuovi investimenti". Il discorso del numero uno del Toro non è assolutamente contestabile, gli ultimi sondaggi commissionati dalla stessa Lega A indicano chiaramente un calo di interesse anche degli stessi tifosi italiani, dove sempre più utenti si dichiarano non disposti a rinnovare l'abbonamento con le emittenti a pagamento.
Un trend che corrisponde a quello degli stadi sempre meno pieni: se nella stagione 2011/2012 alla fine del girone d'andata gli spettatori paganti alle partite di Juventus, Inter, Milan, Napoli e Roma, le squadre più seguite, erano stati oltre 165 milioni, alla stessa giornata dell'attuale campionato di Serie A sono 135 milioni: un calo del 18 % e, pertanto, ancora una volta la matematica non è un'opinione.