Anna Frank, chi era costui? La difesa dei tifosi della lazio, davanti ai giudici della Procura di Roma, si basa proprio sul principio dell'ignoranza. Perlomeno per sei dei 14 ultras laziali accusati di incitamento all'odio razziale. Ricordiamo in breve l'episodio: il 22 ottobre del 2017, con la curva Nord squalificata, i più caldi tifosi della Lazio si accomodarono nella curva opposta, la Sud, cuore caldo della tifoseria romanista. Quando andarono via, attaccarono ai seggiolini adesivi con l'effige di Anna Frank e la casacca giallorossa.
I difensori degli imputati sembrano aver puntato tutto sulla mancanza di basi storiche da parte dei loro assistiti.
Ma le risposte hanno lasciato del tutto basiti perché non è così sicuro che costoro siano davvero così ignoranti e che ci sia una strategia difensiva per farli apparire tali. Anzi, potrebbe trattarsi dell'enesimo oltraggio alla memoria della giovanissima deportata ebrea della Seconda guerra mondiale. Fatto sta che a fare notizia, ora, sono proprio le parole uscite dalla bocca dei sei interrogati
Anna Frank, Mariangela Fantozzi
C'è chi ha risposto ai giudici di aver pensato che quella ragazza fosse Mariangela, la figlia di Ugo Fantozzi, autentico personaggio cult nella saga del ragioniere più famoso d'Italia. Altri hanno affermato di non conoscere assolutamente l'identità della ragazzina nella vecchia foto.
Nei corridoi del tribunale è risuonata alta la voce del pm, come riporta Il Tempo, evidentemente adirato per l'atteggiamento di chi era alla sbarra e doveva difendersi da un'accusa grave come l'incitamento all'odio razziale.
Difficile credere che si possa scambiare una bambina morta nel 1945 nel campo di sterminio tedesco di Bergen-Belsen, famosa per il diario redatto personalmente, con il personaggio di una saga cinematografica iniziata negli anni '70.
Tutto preparato a tavolino, quasi sicuramente, ma anche i legali dei tifosi della Lazio non ci fanno una bella figura. Il processo è comunque andato avanti.
Il procuratore aggiunto, Francesco Caporale, ha detto che sarà fondamentale capire se tutti i 14 ultras, tra i 17 e i 53 anni, abbiano utilizzato in modo consapevole il viso della bambina ebrea, simbolo dell'Olocausto, come sinonimo di scherno per gli avversari cittadini.
L'accusa parla di un fotomontaggio fatto chiaramente con questo scopo. Anche perché era accompagnato da scritte come 'Romanista ebreo' e 'Romanista Aronne Piperno', il personaggio di origini ebraiche presente nella pellicola 'Il marchese del Grillo'.