Ci risiamo, un anno dopo la calda estate milanista, il caso Donnaruma è tornato alla ribalta.
Sabato si giocherà la Finale Champions League tra Real e Liverpool, in estate ci sarà il mondiale (per molti ma, ahinoi, non per tutti), il Napoli trema per il probabile addio di Sarri, poi c'è Buffon che, dopo il grande congedo dalla Juventus, a breve dirà che tipo di futuro lo aspetta (se il ritiro dal calcio o il biennale con il Paris St. Germain), tuttavia, il caso Donnaruma tiene nuovamente banco, e non si capisce fino in fondo il perché.
Gigio è giovane, giovanissimo ed è una risorsa per il Milan e per il cacio italiano, vale molto, moltissimo.
Queste, più o meno, sono le parole che il direttore sportivo del Milan, Mirabelli, ha speso sul suo portiere chiosando, poi, con un "non è in vendita". Sì, però vale moltissimo.
Non serve un dottorato in psicologia per leggere fra le righe: Donnaruma è in vendita e, diciamocelo francamente, lo è da quando il suo discusso agente Raiola, avendo il coltello dalla parte del manico, l'anno scorso strappò un rinnovo con cifre faraoniche per il suo assistito in scadenza di contratto: 6 milioni di euro l'anno per un ragazzo di 18 anni.
Il problema ora è soltanto uno, chi è disposto a compralo per 70 milioni?
Genealogia di una corona senza Re
In questo anno solare di Donnaruma è stato detto tanto, sicuramente troppo, ma è normale perché al popolo italiano, un po' devoto un po' iconoclasta, piace venerare i miti quasi quanto distruggerli, il problema in questa adorabile dialettica è che, quando i miti non ci sono, vengono fatalmente inventati.
Gianluigi Donnaruma ha collezionato in due campionati 3 o 4 grandi parate, un decente numero di buoni interventi e tantissimi errori (all'anagrafe: papere) alcuni, per altro, imbarazzanti; ma è giovanissimo ed ha qualità incredibili, almeno così dicono.
Nella serie A italiana quest'anno ci sono stati almeno due portieri autori di un campionato straordinario, mi riferisco ad Alisson della Roma e a Perin del Genoa (quest'ultimo veniva da 2 infortuni gravissimi), e se proprio di Perin si fosse parlato un decimo di quanto fatto con il portiere milanista, ci si domanda a quanto corrisponderebbe la sua quotazione di mercato; sì, perché il "vale moltissimo" mirabelliano di Donnaruma non l'ha sancito il campo o le qualità effettive del ragazzo, quanto le potenzialità decantate e, soprattutto, l'attenzione mediatica.
Ora, che Donnaruma possa diventare un giorno un fenomeno tra i pali è più che possibile, la realtà, tuttavia, è che adesso non lo è e questo semplice concetto sembra portatore di anatemi a chi prova ad esprimerlo.
Ieri ha dato l'addio al calcio Andrea Pirlo, uno dei più grandi centrocampisti della storia del calcio - e non ci riferiamo solo a quella italiana - pochi giorni prima anche Iniesta veniva salutato da un Nou Camp in lacrime, Don Andrés aveva la classe e i colpi di un semidio, ma sono ruoli diversi ed è inutile parlarne, certo, allora ri-citiamo Buffon (stesso ruolo di Gigione) che proprio al portiere milanista dovrebbe lasciare la sua real dote, almeno così dicono; questi sono soltanto pochi nomi di calciatori che hanno stregato il mondo (l'anno scorso ci fu il commiato di Francesco Totti), emozionato le folle e di cui si è sempre parlato per ciò che erano: Re.
A Gigione, invece, la corona reale gli è stata spinta a forza in testa, ma è duro portare una corona in capo quando Re non lo si è.